Liste d’attesa e reparti i punti deboli di Varrassi

Il comitato dei sindaci: ha centrato gli obiettivi ma le lunghe code restano Il consiglio dei sanitari: sono troppe le unità assegnate agli universitari

TERAMO. Varrassi “quasi” promosso due volte. In 48 ore il direttore generale della Asl ha incassato due approvazioni: a quella del consiglio dei sanitari si è sommata quella di ieri , del comitato ristretto dei sindaci. L’assemblea presieduta dal sindaco e medico Maurizio Brucchi era chiamata a dare un parere propedeutico alla verifica dei risultati conseguiti dal manager. Ma sia nel primo che nel secondo caso le assise hanno fatto dei rilievi.

Intanto alla riunione dei sindaci non ha partecipato il primo cittadino di Giulianova, Francesco Mastromauro che ha rilevato come le osservazioni del comitato siano troppo spesso state ignorate dalla Asl. E il comitato ieri lo ha invitato a dimettersi o a prendere parte alle riunioni. Per l'operato dei vertici della Asl, il comitato ha ritenuto non necessario esprimere formalmente un parere anche se ha riconosciuto il raggiungimento di quasi tutti gli obiettivi fissati dalla Regione. Ma, fa notare il presidente, alcune questioni «non hanno trovato miglioramenti significativi, in particolare, l'annoso problema delle liste d'attesa che generano, a loro volta, la mobilità passiva; in questo caso il comitato ha individuato tra le cause principali, la carenza del personale, l'inadeguatezza e l'insufficienza degli apparati tecnologici». Il comitato invita Varrassi «ad imprimere una particolare accelerazione» su concorsi, nuove attrezzarure e unamizzazione dell’ospedale.

Anche il consiglio dei sanitari ha approvato l’atto aziendale, in cui Varrassi ha disegnatola mappa di come cambieranno le strutture sanitarie, ma con alcune osservazioni. E’ stato fatto notare, ad esempio, che mancano unità complesse di neuropsichiatria infantile, di farmacia territoriale e di fisica sanitaria. Criticata la soprressione della chirurgia maxillo-facciale. «I rilievi, già fatti in precedenza», commenta Filippo Gianfelice, segretario regionale Anaao, «non tolgono nulla alla necessità di arrivare a una riorganizzazione degli ospedali e alla riduzione delle unità operative complesse. Siamo ben consci che alcune operazioni andavano fatte. Ma ciò nulla toglie alle osservazioni espresse in consiglio, che sono da recepire: un miglioramento di questo atto aziendale è possibile».

Più duro il commento di Vincenzo Cipolletti, segretario dello Smi, che non condivide nè il metodo nè il contenuto.«Il metodo è offensivo dell'organo tecnico perchè gran parte dell'atto è stato già attuato: si sono realizzate unità operative, individuati i responsabili ed acquistate le attrezzature. Doveva invece essere un atto partecipato dove insieme si potevano analizzare le criticità, i flussi di mobilità, le liste di attesa, i carichi di lavoro ,le risorse». I contenuti, secondo Cipolletti, sono ancora più preoccupanti: «Innanzitutto si evince il disegno di una progressiva colonizzazione di personale universitario trasformando reparti ospedalieri in accademici al di fuori di una analisi che ne dovrebbe giustificare la motivazione; l'universita è un valore aggiunto ma il suo apporto dovrebbe essere prezioso laddove si va a coprire un vuoto o a realizzare una specificità che risorse locali non sono in grado di coprire. L'esempio più eclatante e quello del 118 ma ve ne sono tanti altri» Fa poi notare che sono state create unità operative semplici a valenza dipartimentale nelle discipline che hanno già una unità operativa complessa : così per l’urologia di Giulianova creata ex novo (mentre ad Atri è stata smantellata), che addirittura non dipende dall’unità complessa (a direzione universitaria) di Teramo, facendo saltare ogni «coordinamento di protocolli clinico-assistenziali». Così per la «fisiopatologia della riproduzione assistita che dovrebbe essere invece unità semplice nell'unità complessa di ginecologia e la senologia che dovrebbe essere unità semplice nella chirurgia oncologica». Nemmeno la Cimo condivide l'atto aziendale: «è privo di una seria programmazione volta a migliorare i servizi e ad incentivare le professionalità migliori che infatti abbandonano in numero sempre maggiore la nostra Asl», osserva Sandro Core, «è indirizzato solo alla creazione di una miriade di strutture semplici dipartimentali che poco hanno a che vedere con le reali esigenze di salute, continua a promuovere strutture a direzione universitaria, continua a mantenere in piedi i 4 ospedali con pochissime risorse e quindi impoverendoli di fatto tutti». Anche la Cimo contesta che «al consiglio dei sanitari l'atto aziendale è stato portato già preconfezionato».

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