Lorens, chiesto il fallimento
Il titolare di Val Vomano è sparito da un mese e mezzo.
PENNA SANT’ANDREA. Il proprietario è uccel di bosco da un mese e mezzo e ormai è imminente il fallimento della Lorens. L’azienda di Val Vomano che produce buste di plastica è chiusa dagli inizi d’ottobre.
Allora le 24 dipendenti dell’azienda trovarono sul portone un biglietto con su scritto: «Mi dispiace, sono andato a pesca, appena posso vi passo a pagare. Della fabbrica potete fare ciò che volete, anche lavorare». Una battuta di pesca molto lunga, visto che del titolare, A.E., 48 anni, di Basciano, ex carabiniere, si sono perse le tracce. C’è chi dice che sia in Romania, ma nessuno ha le prove.
Intanto le operaie sono rimaste senza lavoro e senza soldi e si sono rivolte alla Filcem Cgil. E il sindacato - assistito dall’avvocato Renzo Di Sabatino - ha deciso di presentare istanza di fallimento in tribunale. «Ora dobbiamo chiedere al sindaco di Penna Sant’Andrea», annuncia Bernardo Testa, segretario provinciale della Filcem Cgil, «di fare una dichiarazione di irreperibilità dell’imprenditore. Consegneremo il documento al tribunale e poi in tempi veloci potrebbe avvenire la nomina del curatore fallimentare».
Il sindacato ha rappresentato le difficoltà delle 24 dipendenti al giudice fallimentare Flavio Conciatori. «Che ha confermato un’indiscussa sensibilità nei confronti dei problemi dei lavoratori», commenta Testa, «in questo caso le operaie hanno due mensilità e mezzo arretrate, più il pagamento del Tfr e altre spettanze maturate. L’importante è che con la dichiarazione di fallimento avranno accesso agli ammortizzatori sociali».
Le 24 operaie non ricevevano lo stipendio da luglio quando qualcuno ha visto, a ottobre, caricare il computer e altre attrezzature della ditta su un rimorchio attaccato all’auto. La mattina dopo in azienda c’è solo quel biglietto e A.E. è sparito. I suoi dipendenti sono convinti che se ne sia andato in Romania, dove vive la sua compagna, forse per aprire un altra fabbrica.
Le cose, alla Lorens, non andavano per il verso giusto già da tempo. «In effetti abbiamo intentato già 5-6 cause di lavoro in questa azienda», conferma Piero Porrini, responsabile dell’ufficio vertenze della Cgil, che racconta alcuni casi. Nell’azienda hanno lavorato anche alcune donne provenienti dall’associazione On the road.
E un paio d’anni fa una di queste - come se non fosse già stata martoriata dalla vita - stufa di non essere pagata ha avuto un duro alterco con il titolare. In ballo c’era lo stipendio, di soli 400 euro. Una miseria, che non veniva nemmeno pagata tutti i mesi. Il sindacalista racconta anche della vertenza intentata da due lavoratrici incinte, licenziate mentre erano in maternità, in barba alle tutele della lavoratrice madre. Alle 5-6 vertenze ormai datate, si sommeranno quelle delle 24 lavoratrici lasciate a piedi dall’oggi al domani.
Allora le 24 dipendenti dell’azienda trovarono sul portone un biglietto con su scritto: «Mi dispiace, sono andato a pesca, appena posso vi passo a pagare. Della fabbrica potete fare ciò che volete, anche lavorare». Una battuta di pesca molto lunga, visto che del titolare, A.E., 48 anni, di Basciano, ex carabiniere, si sono perse le tracce. C’è chi dice che sia in Romania, ma nessuno ha le prove.
Intanto le operaie sono rimaste senza lavoro e senza soldi e si sono rivolte alla Filcem Cgil. E il sindacato - assistito dall’avvocato Renzo Di Sabatino - ha deciso di presentare istanza di fallimento in tribunale. «Ora dobbiamo chiedere al sindaco di Penna Sant’Andrea», annuncia Bernardo Testa, segretario provinciale della Filcem Cgil, «di fare una dichiarazione di irreperibilità dell’imprenditore. Consegneremo il documento al tribunale e poi in tempi veloci potrebbe avvenire la nomina del curatore fallimentare».
Il sindacato ha rappresentato le difficoltà delle 24 dipendenti al giudice fallimentare Flavio Conciatori. «Che ha confermato un’indiscussa sensibilità nei confronti dei problemi dei lavoratori», commenta Testa, «in questo caso le operaie hanno due mensilità e mezzo arretrate, più il pagamento del Tfr e altre spettanze maturate. L’importante è che con la dichiarazione di fallimento avranno accesso agli ammortizzatori sociali».
Le 24 operaie non ricevevano lo stipendio da luglio quando qualcuno ha visto, a ottobre, caricare il computer e altre attrezzature della ditta su un rimorchio attaccato all’auto. La mattina dopo in azienda c’è solo quel biglietto e A.E. è sparito. I suoi dipendenti sono convinti che se ne sia andato in Romania, dove vive la sua compagna, forse per aprire un altra fabbrica.
Le cose, alla Lorens, non andavano per il verso giusto già da tempo. «In effetti abbiamo intentato già 5-6 cause di lavoro in questa azienda», conferma Piero Porrini, responsabile dell’ufficio vertenze della Cgil, che racconta alcuni casi. Nell’azienda hanno lavorato anche alcune donne provenienti dall’associazione On the road.
E un paio d’anni fa una di queste - come se non fosse già stata martoriata dalla vita - stufa di non essere pagata ha avuto un duro alterco con il titolare. In ballo c’era lo stipendio, di soli 400 euro. Una miseria, che non veniva nemmeno pagata tutti i mesi. Il sindacalista racconta anche della vertenza intentata da due lavoratrici incinte, licenziate mentre erano in maternità, in barba alle tutele della lavoratrice madre. Alle 5-6 vertenze ormai datate, si sommeranno quelle delle 24 lavoratrici lasciate a piedi dall’oggi al domani.