Malavolta, 18 mesi per il crac del Teramo
L'ex presidente accusato di bancarotta patteggia. Tre mesi all'ex ds Cesaroni
TERAMO. Tre anni dopo il crac del Teramo calcio, l'ex presidente Romano Malavolta junior chiude la vicenda giudiziaria connessa alla bancarotta della società patteggiando un anno e sei mesi, pena sospesa. Patteggia anche l'ex direttore sportivo ed amministratore delegato biancorosso Alessandro Cesaroni: tre mesi e 10 giorni, pena sospesa, per omesso versamento dell'Iva.
IL «BUCO». L'inchiesta condotta dalla guardia di finanza e coordinata dal pm Davide Rosati ha accertato che Malavolta, tra il 2003 e il 2006, ha creato un «buco» di circa tre milioni di euro nelle casse societarie. Di qui l'accusa più grave, quella di bancarotta fraudolenta patrimoniale. In quei tre anni il presidente avrebbe compiuto continui prelievi di denaro dalle casse sociali, prestando queste somme a se stesso. L'accusa ha ritenuto questa la causa diretta del dissesto fallimentare della società, compiutosi nel 2008 sotto il peso di debiti insostenibili. Le altre accuse addebitate a Malavolta erano un fittizio aumento di capitale sociale per 600mila euro, avvenuto nell'estate del 2005 con una subdola operazione bancaria, e un omesso versamento dell'Iva relativa all'anno 2003, per 500mila euro. Il legale dell'ex presidente e di Cesaroni, Fabrizio Acronzio, ha ritenuto più opportuno patteggiare, ottenendo la sospensione della pena, che andare al dibattimento. Ha così presentato un'istanza che ha trovato d'accordo la procura e, dopo l'assenso dato dal pm d'udienza Stefano Giovagnoni, il giudice Giovanni de Rensis l'ha accolta.
RANALLI. Il terzo imputato, l'ex amministratore delegato del Teramo Luigi Ranalli, accusato di concorso in bancarotta fraudolenta e omesso versamento dell'Iva, attraverso il suo legale Guglielmo Marconi ha invece chiesto il proscioglimento per entrambe le accuse. È stato prosciolto per l'omesso versamento e rinviato a giudizio per la bancarotta. Il processo a suo carico comincerà l'8 maggio del 2012. Ranalli si dice convinto di poter dimostrare in toto la propria innocenza. In effetti, chi conosce la tormentata storia calcistica dell'era Malavolta sa bene che il presidente aveva potere assoluto su tutto. Ranalli e Cesaroni, che in quegli anni si sono succeduti nello scomodo ruolo di amministratori delegati della società, di fatto mettevano solo le firme.
LA TRUFFA. Qualche mese fa si era chiuso con una condanna a nove mesi per truffa l'altro processo a carico di Romano Malavolta junior nella sua veste di presidente del Teramo calcio. Malavolta è stato riconosciuto colpevole di non aver pagato gli stipendi in nero a sette calciatori della stagione 2004-2005, consegnando loro assegni poi risultati non incassabili. Il giudice Massimo Biscardi, inoltre, lo ha condannato a risarcire il danno ai giocatori, che si sono costituiti parte civile.
IL «BUCO». L'inchiesta condotta dalla guardia di finanza e coordinata dal pm Davide Rosati ha accertato che Malavolta, tra il 2003 e il 2006, ha creato un «buco» di circa tre milioni di euro nelle casse societarie. Di qui l'accusa più grave, quella di bancarotta fraudolenta patrimoniale. In quei tre anni il presidente avrebbe compiuto continui prelievi di denaro dalle casse sociali, prestando queste somme a se stesso. L'accusa ha ritenuto questa la causa diretta del dissesto fallimentare della società, compiutosi nel 2008 sotto il peso di debiti insostenibili. Le altre accuse addebitate a Malavolta erano un fittizio aumento di capitale sociale per 600mila euro, avvenuto nell'estate del 2005 con una subdola operazione bancaria, e un omesso versamento dell'Iva relativa all'anno 2003, per 500mila euro. Il legale dell'ex presidente e di Cesaroni, Fabrizio Acronzio, ha ritenuto più opportuno patteggiare, ottenendo la sospensione della pena, che andare al dibattimento. Ha così presentato un'istanza che ha trovato d'accordo la procura e, dopo l'assenso dato dal pm d'udienza Stefano Giovagnoni, il giudice Giovanni de Rensis l'ha accolta.
RANALLI. Il terzo imputato, l'ex amministratore delegato del Teramo Luigi Ranalli, accusato di concorso in bancarotta fraudolenta e omesso versamento dell'Iva, attraverso il suo legale Guglielmo Marconi ha invece chiesto il proscioglimento per entrambe le accuse. È stato prosciolto per l'omesso versamento e rinviato a giudizio per la bancarotta. Il processo a suo carico comincerà l'8 maggio del 2012. Ranalli si dice convinto di poter dimostrare in toto la propria innocenza. In effetti, chi conosce la tormentata storia calcistica dell'era Malavolta sa bene che il presidente aveva potere assoluto su tutto. Ranalli e Cesaroni, che in quegli anni si sono succeduti nello scomodo ruolo di amministratori delegati della società, di fatto mettevano solo le firme.
LA TRUFFA. Qualche mese fa si era chiuso con una condanna a nove mesi per truffa l'altro processo a carico di Romano Malavolta junior nella sua veste di presidente del Teramo calcio. Malavolta è stato riconosciuto colpevole di non aver pagato gli stipendi in nero a sette calciatori della stagione 2004-2005, consegnando loro assegni poi risultati non incassabili. Il giudice Massimo Biscardi, inoltre, lo ha condannato a risarcire il danno ai giocatori, che si sono costituiti parte civile.
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