Maltrattato da bimbo è assolto dall’accusa di picchiare i genitori 

Il caso di un giovane teramano finito sotto processo La testimonianza: «Mio padre alzava sempre le mani»

TERAMO. I processi che scorrono nelle aule di tribunale spalancano finestre sulle vite degli altri. E il più delle volte, fuori da ogni lessico giuridico, scandiscono drammi. Soprattutto familiari. Come in questo caso.
Un 29enne teramano finito a processo con l’accusa di maltrattamenti ai genitori è stato assolto dopo che nel corso del dibattimento è emerso che da piccolo aveva subito maltrattamenti da parte del padre. Emblematiche le sue parole durante l’audizione in aula: «Ho visto mio padre che fin da piccolo alzava le mani e ho imparato a farlo, ho pensato che si potesse fare così». Il giudice monocratico Domenico Canosa lo ha assolto dall’accusa di maltrattamenti con la formula del fatto non sussiste, dopo che la stessa Procura al termine del dibattimento ne ha chiesto l’assoluzione. Il tribunale ha proceduto con la riqualificazione del reato in ingiurie e lesioni con il primo reato depenalizzato e il secondo non procedibile per difetto di querela. Di particolare rilevanza è stata l’audizione in aula alla mamma che al giudice ha detto: «Avevo paura di mio marito e mai di mio figlio». La donna ha confermato che nel corso degli anni in più occasioni ha subito maltrattamenti fisici da parte del coniuge.
Secondo l’accusa della Procura il giovane teramano, assistito dall’avvocato Pierfrancesco Manisco, dal 2009 al 2019 avrebbe maltrattato i genitori e i fratelli «con», si legge nel capo d’imputazione, «condotte reiterate e continue».
Nel particolare, si legge ancora nel capo d’imputazione, «fumando marijuana all’interno della casa familiare così da disperdere le esalazioni per tutta l’abitazione e costringendo i familiari ad inalarne i fumi, tenendo il volume della musica particolarmente alto così da disturbare il riposo dei conviventi e rifiutandosi di abbassarlo nonostante le richieste, assumendo altresì atteggiamenti violenti nei confronti della madre verso la quale sovente lancia oggetti e manici di scopa, nei confronti del padre, arrivando anche a colpurlo con un pugno al volto provocandogli la rottura della dentiera».
Episodi che, secondo la ricostruzione della Procura, sarebbero avvenuto nell’arco di tempo di dieci anni. Una vicenda approdata in un fascicolo giudiziario dopo che, al termine di una delle tante violenti lite scoppiate nell’abitazione in cui il ragazzo vive con i genitori e dei fratelli, c’è stato l’intervento dei carabinieri all’epoca arrivati su segnalazione di alcuni vicini di casa. Successivamente la prima segnalazione, poi accertamenti e una denuncia per maltrattamenti in famiglia. Con l’iscrizione nel registro degli indagati, la richiesta di rinvio a giudizio e il rinvio a giudizio, il processo e l’assoluzione perché il fatto non sussiste.
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