Manifesti funebri a Teramo per la morte della democrazia
Monta la protesta in città. I partiti del centrosinistra chiedono al prefetto, Eugenio Soldà, di ritirare l'ordinanza che istituisce una zona rossa nel centro storico in cui sono vietate le manifestazioni di dissenso
TERAMO. «Il 23 dicembre a Teramo, dopo un'atroce repressione, è venuta a mancare la Democrazia Italiana. Il funerale non si farà a causa della zona rossa». Decine di manifesti che annunciano la morte della democrazia sono comparsi in cottà alle 13,30 di oggi. Uno dei essi spicca, peraltro, su una grande foto del sindaco Maurizio Brucchi, sotto i portici in centro. Così gli antifascisti teramani contestano il no del primo cittadino e del prefetto alla manifestazione di protesta, diventata poi di consenso a Berlusconi, che Rifondazione avrebbe dovuto tenere oggi pomeriggio sotto il Comune.
In una città da ore blindata dalle forze dell'ordine, monta la protesta. I partiti del centrosinistra teramano chiedono al prefetto, Eugenio Soldà, di ritirare l'ordinanza che istituisce una zona rossa nel centro storico in cui sono vietate le manifestazioni di dissenso e di protesta. La protesta contro la disciplina delle manifestazioni decisa in periodo natalizio, e motivata dai recenti episodi di tensione politica tra opposte fazioni, riunisce da oggi sotto un unico cartello i rappresentanti di Pd, Idv, Sel e Prc ma anche Legambiente, Teramo Nostra, Confesercenti, Società civile e Fiom Cgil.
«E' un'ordinanza illegittima - per il consigliere Manola Di Pasquale - perché non limita il diritto a manifestare, lo esclude». Per il centrosinistra teramano le restrizioni non si giustificano con il recepimento, motivato da Soldà, del decreto del Ministero dell'Interno sulla sicurezza e che farebbe riferimento ai grandi centri urbani («non é il caso di Teramo») e che prevede la concertazione di questo provvedimento con associazioni, partiti e sindacati.
«Vogliamo la possibilità di inneggiare alla Costituzione lungo Corso San Giorgio - dice Sandro Melarangelo - la stessa Costituzione calpestata dal sindaco e dal prefetto». I gruppi di centrosinistra, dopo il volantinaggio allestito anch'esso oggi lungo le vie del centro storico con il testo dell'ordinanza prefettizia, chiedono di concertare i contenuti con le parti sociali e si dichiarano pronti ad andare avanti nella battaglia.
«La violenza va condannata e non ha colore politico. Ma il diritto a manifestare va tutelato. Siamo pronti a rivolgerci direttamente al ministro Maroni - annuncia il segretario provinciale del Pd, Robert Verrocchio - chiederemo a lui di pronunciarsi sulla compatibilità dell'ordinanza con le direttive del Ministero».
In una città da ore blindata dalle forze dell'ordine, monta la protesta. I partiti del centrosinistra teramano chiedono al prefetto, Eugenio Soldà, di ritirare l'ordinanza che istituisce una zona rossa nel centro storico in cui sono vietate le manifestazioni di dissenso e di protesta. La protesta contro la disciplina delle manifestazioni decisa in periodo natalizio, e motivata dai recenti episodi di tensione politica tra opposte fazioni, riunisce da oggi sotto un unico cartello i rappresentanti di Pd, Idv, Sel e Prc ma anche Legambiente, Teramo Nostra, Confesercenti, Società civile e Fiom Cgil.
«E' un'ordinanza illegittima - per il consigliere Manola Di Pasquale - perché non limita il diritto a manifestare, lo esclude». Per il centrosinistra teramano le restrizioni non si giustificano con il recepimento, motivato da Soldà, del decreto del Ministero dell'Interno sulla sicurezza e che farebbe riferimento ai grandi centri urbani («non é il caso di Teramo») e che prevede la concertazione di questo provvedimento con associazioni, partiti e sindacati.
«Vogliamo la possibilità di inneggiare alla Costituzione lungo Corso San Giorgio - dice Sandro Melarangelo - la stessa Costituzione calpestata dal sindaco e dal prefetto». I gruppi di centrosinistra, dopo il volantinaggio allestito anch'esso oggi lungo le vie del centro storico con il testo dell'ordinanza prefettizia, chiedono di concertare i contenuti con le parti sociali e si dichiarano pronti ad andare avanti nella battaglia.
«La violenza va condannata e non ha colore politico. Ma il diritto a manifestare va tutelato. Siamo pronti a rivolgerci direttamente al ministro Maroni - annuncia il segretario provinciale del Pd, Robert Verrocchio - chiederemo a lui di pronunciarsi sulla compatibilità dell'ordinanza con le direttive del Ministero».
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