il risvolto

Marcozzi lascia la presidenza dell’Anmil

Tramite il suo avvocato presenta la lettera di dimissioni. Il gip gli contesta un ruolo «da collante»

TERAMO. Nicola Marcozzi lascia la presidenza regionale dell’Anmil, l’associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro. Il 65enne pensionato teramano, da mercoledì agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione della polizia, tramite il suo legale Elvio Fortuna ieri pomeriggio ha presentato una lettera di dimissione dall’associazione. «Una scelta dettata dalla necessità di potersi difendere senza coinvolgere l’associazione» precisa l’avvocato che ha annunciato ricorso al Riesame.

A Marcozzi ( coinvolto nell’indagine come privato cittadino e non come presidente Anmil), a differenza degli altri 8 arrestati, viene contestata solo l’associazione a delinquere e non l’utilizzo dei codici clonati per fare delle transazioni. Per l’accusa funge da “collante”. «Marcozzi», scrive il gip Gargarella a pagina 58 dell’ordinanza, «ha il ruolo di mantenere i contatti tra le varie componenti associative e soprattutto di migliorare l’intesa tra elementi del sodalizio spesso distanti tra loro per estrazione socio-culturale e provenienza». E ancora a pagina 38: «Marcozzi figura come uno degli interlocutori degli indagati. I contatti del Marcozzi assumono rilevanza per l’avvio di affari illeciti tra i prevenuti, anticipati da alcuni incontri avvenuti nel locale di proprietà di Carlo Bruni (imprenditore di Alba ai domiciliari (ndr). In una conversazione del 12 novembre 2013 Mauro Bottini (altro imprenditore ai domiciliari (ndr) contatta il Marcozzi e gli riferisce di aver parlato con Farooq il quale si sarebbe impegnato a consegnare i nuovi codici pertinenti le carte di credito contraffatte. Il tenore del dialogo non lascia dubbi sulla consapevolezza da parte del Marcozzi dell’illeicità della condotta prospettata dall’interlocutore».

Nei prossimi giorni l’uomo comparirà davanti al giudice per l’interrogatorio di garanzia. Per il suo legale «dimostrerà la totale estraneità ai fatti contestati mettendo subito a disposizione i suoi conti correnti con un attivo di circa 40/50mila euro derivanti dalla buonuscita incassata e dalla vendita di un terreno. E’ chiaro, e gli atti lo dimostrano, che Marcozzi non ha mai provveduto ad effettuare transazioni con le carte clonate nè a ricevere o cedere codici di carta illegittimamente acquisite. Riusciremo a dimostrare che lui con questa storia non c’entra niente».(d.p.)