Melania, 40 baci per accertare la verità
Test a sorpresa della parte civile: quaranta coppie si sono baciate per stabilire proprio i tempi di permanenza del Dna sulle labbra
TERAMO. E' uno degli indizi a favore dell'accusa. Ma è anche un elemento chiave dell'inchiesta sull'omicidio di Melania Rea. A tal punto che lo stesso giudice Marina Tommolini - davanti al quale è in corso il processo al marito Salvatore Parolisi - lo ha inserito tra i quesiti all'esame dei suoi consulenti. Ora il Dna lasciato sulla bocca di Melania (per la procura quello di Parolisi) diventa un esperimento scientifico della parte civile. Quaranta coppie si sono baciate per stabilire proprio i tempi di permanenza del Dna sulle labbra. Lo hanno fatto davanti alla genetista Marina Baldi, il consulente nominato dalla famiglia Rea rappresentata dall'avvocato Mauro Gionni. Il risultato dell'esperimento sarà consegnato anche i consulenti del gip.
L'obiettivo della parte civile è quello di dimostrare che l'ultima persona che Melania ha visto è stato il marito, il caporal maggiore Parolisi. La perizia medico legale, infatti, sostiene che sulle labbra e sulle gengive della donna è stato trovato il Dna del marito. Secondo il medico legale Adriano Tagliabracci sono tracce lasciate poco prima della morte e lì rimaste per sempre perchè il movimento della lingua e la saliva non potevano più cancellarle. Per l'accusa sono la prova che Parolisi era con la moglie non bosco di Ripe. Una tesi confutata dai periti dalla difesa secondo cui ci sono diverse interpretazioni scientifiche dei tempi di permanenza del Dna in bocca.
Intanto, sull'altro fronte giudiziario, ieri mattina nuova udienza a Napoli. Si è svolta al tribunale dei minori l'udienza fissata a dicembre, quando gli stessi giudici si erano espressi non sospendendo la potestà genitoriale a Parolisi e stabilendo per l'uomo la possibilità di vedere la figlia ogni tre settimane. Un provvedimento superato dal recente pronunciamento della Corte d'Appello che invece ha sospeso la potestà genitoriale fino alla fine del processo. Ieri mattina i giudici hanno preso atto del nuovo provvedimento e del ricorso presentato dalla difesa del caporal maggiore che ha chiesto l'annullamento dell'intero procedimento per un vizio formale, sostenendo che allora non era stato ancora nominato un curatore speciale per la bimba. Il tribunale, su questo, si è riservato.
Intanto la difesa di Parolisi ha annunciato che farà ricorso in Cassazione per riavere la figlioletta. Ai giudici della Suprema Corte chiedono la revoca del provvedimento con cui la Corte d'Appello di Napoli, accogliendo il ricorso della procura minorile, ha stabilito la sospensione della potestà genitoriale fino alla conclusione del processo. Solo all'esito Parolisi potrà sapere se continuare ad essere il padre di una bambina che non vede da luglio. Secondo i giudici della sezione famiglia e minori della Corte d'Appello di Napoli la piccola in carcere potrebbe subire altri shock «perchè», scrivono, «dovrà necessariamente ricollegare quelle visite alla condizione del padre imputato dell'omicidio della madre». (d.p.)
L'obiettivo della parte civile è quello di dimostrare che l'ultima persona che Melania ha visto è stato il marito, il caporal maggiore Parolisi. La perizia medico legale, infatti, sostiene che sulle labbra e sulle gengive della donna è stato trovato il Dna del marito. Secondo il medico legale Adriano Tagliabracci sono tracce lasciate poco prima della morte e lì rimaste per sempre perchè il movimento della lingua e la saliva non potevano più cancellarle. Per l'accusa sono la prova che Parolisi era con la moglie non bosco di Ripe. Una tesi confutata dai periti dalla difesa secondo cui ci sono diverse interpretazioni scientifiche dei tempi di permanenza del Dna in bocca.
Intanto, sull'altro fronte giudiziario, ieri mattina nuova udienza a Napoli. Si è svolta al tribunale dei minori l'udienza fissata a dicembre, quando gli stessi giudici si erano espressi non sospendendo la potestà genitoriale a Parolisi e stabilendo per l'uomo la possibilità di vedere la figlia ogni tre settimane. Un provvedimento superato dal recente pronunciamento della Corte d'Appello che invece ha sospeso la potestà genitoriale fino alla fine del processo. Ieri mattina i giudici hanno preso atto del nuovo provvedimento e del ricorso presentato dalla difesa del caporal maggiore che ha chiesto l'annullamento dell'intero procedimento per un vizio formale, sostenendo che allora non era stato ancora nominato un curatore speciale per la bimba. Il tribunale, su questo, si è riservato.
Intanto la difesa di Parolisi ha annunciato che farà ricorso in Cassazione per riavere la figlioletta. Ai giudici della Suprema Corte chiedono la revoca del provvedimento con cui la Corte d'Appello di Napoli, accogliendo il ricorso della procura minorile, ha stabilito la sospensione della potestà genitoriale fino alla conclusione del processo. Solo all'esito Parolisi potrà sapere se continuare ad essere il padre di una bambina che non vede da luglio. Secondo i giudici della sezione famiglia e minori della Corte d'Appello di Napoli la piccola in carcere potrebbe subire altri shock «perchè», scrivono, «dovrà necessariamente ricollegare quelle visite alla condizione del padre imputato dell'omicidio della madre». (d.p.)
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