Melania, al via la super perizia su ora morte e Dna
A Torino il primo incontro tra i consulenti su ora della morte e Dna
TERAMO. La super perizia prende forma nel primo faccia a faccia tra consulenti. A Torino gli esperti nominati dal giudice si ritrovano con quelli di difesa, accusa e parte civile per scandire scientificamente i tempi dell'omicidio di Melania Rea e colmare spazi ancora vuoti.
Uno su tutti: l'ora della morte della giovane mamma di Somma Vesuviana assassinata con 35 coltellate nel bosco di Ripe. Un omicidio diventato un caso nazionale e per cui l'unico imputato è Salvatore Parolisi, il marito caporal maggiore dell'esercito a processo con un rito abbreviato davanti al giudice Marina Tommolini. Un processo che è solo indiziario. Sotto la lente d'ingrandimento dei consulenti la perizia del medico legale Adriano Tagliabracci che nasce orfana di alcuni elementi fondamentali, la cui assenza fa dell'esame un tallone d'Achille dell'impianto accusatorio eretto dalla procura al termine di complesse e difficili indagini. Il primo medico legale che il 20 aprile intervenne nel bosco di Ripe dopo il ritrovamento del cadavere non aveva il termometro per accertare la temperatura interna, dato fondamentale per stabilire la data della morte. In questo caso elemento prioritario visto che il corpo venne ritrovato quasi due giorni dopo il delitto.
Per Tagliabracci Melania è stata uccisa tra le 14.30 e le 15 del 18 aprile (lo dimostrerebbero i tempi della metabolizzazione della caffeina): uno spazio temporale che consente alla procura di dire che a quell'ora Parolisi era con la moglie nel bosco di Ripe. E non, come sostiene lui, davanti alle altalene del pianoro di Colle San Marco (una ricostruzione, la sua, smentita dai numerosi testimoni presenti che dicono di non averlo visto). Ma il giudice Marina Tommolini, oltre all'ora della morte, ha inserito anche un altro quesito nell'elenco consegnato ai suoi due consulenti sempre con l'obbiettivo di eliminare i tanti interrogativi del caso: per il magistrato è indispensanbile fare chiarezza sulle tracce di Dna di Parolisi trovate sulla bocca di Melania.
E nell'incontro di venerdì la parte civile ha consegnato agli esperti l'esito dell'esperimento fatto con 40 coppie che si sono baciate per stabilire i tempi di permanenza del Dna sulle labbra. Secondo questo esperimento il Dna lasciato sulla bocca dopo un bacio si dissolve in pochi attimi, meno di 5 minuti. Un risultato supportato anche da uno studio scientifico inglese secondo cui tra vivi il Dna lasciato sulla bocca sparisce in pochissimi minuti. Secondo lo studio, finanziato dall'agenzia governativa del regno Unito, «il Dna estraneo una volta indtrodotto nella bocca ha una emivita (cioè si riduce della metà) in appena sei secondi e dimunuisce di 100 volte dopo soli 60 secondi di esposizione alla saliva». Il Dna è uno degli indizi a favore dell'accusa. L'obiettivo è dimostrare scientificamente che l'ultima persona che Melania ha visto nel bosco è stato il marito. Per la procura il suo assassino.
Uno su tutti: l'ora della morte della giovane mamma di Somma Vesuviana assassinata con 35 coltellate nel bosco di Ripe. Un omicidio diventato un caso nazionale e per cui l'unico imputato è Salvatore Parolisi, il marito caporal maggiore dell'esercito a processo con un rito abbreviato davanti al giudice Marina Tommolini. Un processo che è solo indiziario. Sotto la lente d'ingrandimento dei consulenti la perizia del medico legale Adriano Tagliabracci che nasce orfana di alcuni elementi fondamentali, la cui assenza fa dell'esame un tallone d'Achille dell'impianto accusatorio eretto dalla procura al termine di complesse e difficili indagini. Il primo medico legale che il 20 aprile intervenne nel bosco di Ripe dopo il ritrovamento del cadavere non aveva il termometro per accertare la temperatura interna, dato fondamentale per stabilire la data della morte. In questo caso elemento prioritario visto che il corpo venne ritrovato quasi due giorni dopo il delitto.
Per Tagliabracci Melania è stata uccisa tra le 14.30 e le 15 del 18 aprile (lo dimostrerebbero i tempi della metabolizzazione della caffeina): uno spazio temporale che consente alla procura di dire che a quell'ora Parolisi era con la moglie nel bosco di Ripe. E non, come sostiene lui, davanti alle altalene del pianoro di Colle San Marco (una ricostruzione, la sua, smentita dai numerosi testimoni presenti che dicono di non averlo visto). Ma il giudice Marina Tommolini, oltre all'ora della morte, ha inserito anche un altro quesito nell'elenco consegnato ai suoi due consulenti sempre con l'obbiettivo di eliminare i tanti interrogativi del caso: per il magistrato è indispensanbile fare chiarezza sulle tracce di Dna di Parolisi trovate sulla bocca di Melania.
E nell'incontro di venerdì la parte civile ha consegnato agli esperti l'esito dell'esperimento fatto con 40 coppie che si sono baciate per stabilire i tempi di permanenza del Dna sulle labbra. Secondo questo esperimento il Dna lasciato sulla bocca dopo un bacio si dissolve in pochi attimi, meno di 5 minuti. Un risultato supportato anche da uno studio scientifico inglese secondo cui tra vivi il Dna lasciato sulla bocca sparisce in pochissimi minuti. Secondo lo studio, finanziato dall'agenzia governativa del regno Unito, «il Dna estraneo una volta indtrodotto nella bocca ha una emivita (cioè si riduce della metà) in appena sei secondi e dimunuisce di 100 volte dopo soli 60 secondi di esposizione alla saliva». Il Dna è uno degli indizi a favore dell'accusa. L'obiettivo è dimostrare scientificamente che l'ultima persona che Melania ha visto nel bosco è stato il marito. Per la procura il suo assassino.
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