Melania diventa simbolo della violenza sulle donne
Nasce l'associazione voluta dai familiari, sarà presentata nella fiaccolata del 18 aprile
TERAMO. Si chiama "Melania Rea onlus", aiuterà le donne vittime di violenza e i bambini. La famiglia di Melania ha scelto la fiaccolata del 18 aprile per presentarla e riannodare il filo di una vita spezzata a quello sottilissimo di chi resta. Ma il primo anniversario della morte della giovane mamma di Somma Vesuviava uccisa con 35 coltellate nel bosco di Ripe - del delitto è imputato il marito Salvatore Parolisi già a processo - coincide con un'altra tappa di una storia diventata un caso di cronaca nazionale. Proprio il 18 aprile, infatti, al tribunale dei minori di Napoli è fissata l'udienza per discutere il ricorso presentato dalla procura dei minori contro il provvedimento con cui, nel dicembre scorso, i giudici partenopei hanno stabilito che Parolisi mantenga la patria potestà sulla figlia di due anni, rinviando ogni decisione definitiva alla conclusione del processo penale e affidando temporaneamente la piccola ai nonni materni. Un'altra udienza ci sarà il 27 aprile.
L'associazione "Melania Rea onlus" sarà presentata nel corso della fiaccolata organizzata a Somma Vesuviana la sera del 18 aprile, il giorno del delitto. E' stata voluta dai familiari della vittima, in particolare dal fratello Michele. Si occuperà di donne vittime di violenza e dei bambini coinvolti. «E' un'associazione per ricordare sempre Melania», dice l'avvocato Mauro Gionni, il legale della famiglia Rea, «e per dare una mano a chi soffre».
Intanto il processo a Parolisi prosegue. Il 30 maggio nuova udienza davanti al giudice Marina Tommolini, che ha accolto la richiesta di rito abbreviato presentato dalla difesa condizionato ad una nuova perizia sull'ora della morte che è stata già assegnata. Ma il 30 maggio in udienza compariranno i tre macedoni operai in un cantiere edile a Colle San Marco, vicino al luogo della scomparsa di Melania. Recentemente è stato accertato che il loro Dna non è compatibile con quello trovato sul corpo della donna. E' stato questo l'esito di un primo confronto eseguito nei laboratori dei carabinieri del Ris su richiesta della procura.
In particolare il campione di Dna degli operai è stato confrontato con una piccola traccia di Dna maschile trovata sulla giacca della vittima: una delle poche non riconducibili a Parolisi. La vita dei macedoni era già stata scandagliata dalla procura di Ascoli subito dopo il ritrovamento del corpo, quando in una girandola di perquisizioni e interrogatori i tre avevano dato la loro disponibilità al prelievo del Dna. Allora, Parolisi non era ancora indagato, gli accertamenti esclusero ogni loro possibile presenza sul luogo del delitto. Ma in un processo per un omicidio pluriaggravato nulla può essere tralasciato.
L'associazione "Melania Rea onlus" sarà presentata nel corso della fiaccolata organizzata a Somma Vesuviana la sera del 18 aprile, il giorno del delitto. E' stata voluta dai familiari della vittima, in particolare dal fratello Michele. Si occuperà di donne vittime di violenza e dei bambini coinvolti. «E' un'associazione per ricordare sempre Melania», dice l'avvocato Mauro Gionni, il legale della famiglia Rea, «e per dare una mano a chi soffre».
Intanto il processo a Parolisi prosegue. Il 30 maggio nuova udienza davanti al giudice Marina Tommolini, che ha accolto la richiesta di rito abbreviato presentato dalla difesa condizionato ad una nuova perizia sull'ora della morte che è stata già assegnata. Ma il 30 maggio in udienza compariranno i tre macedoni operai in un cantiere edile a Colle San Marco, vicino al luogo della scomparsa di Melania. Recentemente è stato accertato che il loro Dna non è compatibile con quello trovato sul corpo della donna. E' stato questo l'esito di un primo confronto eseguito nei laboratori dei carabinieri del Ris su richiesta della procura.
In particolare il campione di Dna degli operai è stato confrontato con una piccola traccia di Dna maschile trovata sulla giacca della vittima: una delle poche non riconducibili a Parolisi. La vita dei macedoni era già stata scandagliata dalla procura di Ascoli subito dopo il ritrovamento del corpo, quando in una girandola di perquisizioni e interrogatori i tre avevano dato la loro disponibilità al prelievo del Dna. Allora, Parolisi non era ancora indagato, gli accertamenti esclusero ogni loro possibile presenza sul luogo del delitto. Ma in un processo per un omicidio pluriaggravato nulla può essere tralasciato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA