Melania, perizia a un anno dall'arresto di Parolisi "Niente sangue su vestiti e scarpe del caporale"

Nuova super perizia dei Ris al giudice, stesso esame sugli abiti della moglie Melania, il processo riparte a settembre

TERAMO. Dieci pagine per scrivere nero su bianco che sui vestiti e sulle scarpe di Salvatore Parolisi non c’è sangue. Nessuna traccia di Melania Rea. Il nuovo rapporto dei Ris, depositato qualche giorno fa in cancelleria, riaccende i riflettori sul delitto di Ripe.

Un anno in carcere. A quasi 12 mesi dall’arresto del caporal maggiore oggi imputato per l’omicidio della moglie ( il militare è in carcere dal 19 luglio del 2011), gli indizi restano solo indizi. Raccontano, senza riuscire a spiegare, la dinamica di un crimine diventato un caso nazionale: una giovane mamma di appena 29 anni massacrata con 35 coltellate. Per due procure, due gip, i giudici di un tribunale del Riesame e quelli della Suprema Corte ad uccidere è stato il marito mosso da un movente passionale: l’amante soldatessa a cui aveva fatto credere che si stava separando e che in quei giorni (metà aprile 2011) l’avrebbe raggiunta ad Amalfi per conoscere i suoi genitori. Parolisi ha sempre negato: ai giudici del Riesame dell’Aquila, gli unici a cui ha parlato, ha detto che quel giorno ha portato moglie e figlioletta a Colle San Marco e che ha visto sparire la consorte mentre cercava un bagno. Ma nessuno delle centinaia di testimoni sentiti dai carabinieri il 18 aprile li ha visti.

Senza testimoni, senza un indizio preciso, senza una direzione da imboccare nelle prime 48 ore, la soluzione di un delitto diventa molto difficile. Lo sanno bene investigatori e inquirenti che in un anno hanno percorso decine di strade: per escludere e comporre un difficile puzzle. Ma le prove raccolte, pure in un quadro indiziario ben delineato, non bastano.

I nuovi esami. Il gup Marina Tommolini , da qualche settimana in servizio alla Corte d’Appello di Ancona ma rimasta applicata a Teramo per il processo, ha scandito il rito abbreviato con una super perizia sull’ora della morte e nuovi accertamenti. Tra questi anche gli ulteriori esami sui vestiti e le scarpe che il caporal maggiore indossava nel giorno in cui la moglie venne uccisa. E’ stato proprio il giudice a chiedere aicarabinieri del Ris nuovi accertamenti sugli indumenti, già in precedenza passati ai raggi X.

L’esito è stato lo stesso: su quei vestiti non c’è nessuna traccia di sangue: nè di Parolisi, nè di Melania. Per l’accusa è un dato che non aggiunge nulla di nuovo: la procura, infatti, è convinta che il caporal maggiore dopo il delitto sia riuscito a disfarsi dei vestiti rimasti insanguinati. Abiti che non sono mai stati trovati.

Il processo. La prossima udienza è fissata per il 29 settembre. Da quel momento il caso Rea tornerà in aula ogni sabato (il giudice Tommolini ha già stabilito quelle di ottobre e novembre) fino alla sentenza. C’è stato uno slittamento dei tempi determinato da un fatto ben preciso: per accertare l’ora della morte della vittima, il grande interrogativo intorno a cui ruota tutto il processo, è stato ritenuto necessario anche l’apporto di un terzo super perito. Accanto al medico legale e alla genetista, il giudice ha nominato anche un entomologo ( si tratta di Stefano Vanin noto per aver lavorato nei casi di Yara Gambirario e Elisa Claps ) che ha il compito di esaminare le larve che si sono formate sul cadavere di Melania nei due giorni trascorsi tra la morte e il ritrovamento del cadavere. La perizia deve essere riconsegnata il 20 settembre. Intanto la prossima settimana i periti torneranno ad incontrarsi per esaminare i vestiti di Melania.

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