Morì due mesi dopo l’incidente: a giudizio il guidatore del furgone
Il 76enne ex orafo Marini cadde dalla bicicletta dopo essere stato urtato dallo specchietto del mezzo Il conducente non si fermò a prestare soccorso, l’anziano era stato al cimitero sulla tomba del figlio
ROSETO. Ci sarà un processo per la morte di Giuseppe Marini, per tutti Peppe, 76enne orafo in pensione di Roseto, deceduto due mesi dopo essere stato urtato da un furgone a pochi metri dal cimitero dove si era recato sulla tomba del figlio vittima di un incidente stradale.
Così ha stabilito il giudice per le udienze preliminari Roberto Veneziano che ha rinviato a giudizio V.A., 74enne rosetano che era alla guida del furgone che con lo specchietto retrovisore urtò il pensionato facendolo cadere a terra e che non si fermò a prestare a soccorso. L’uomo, rintracciato dopo qualche ora dai carabinieri grazie alle immagini di alcuni sistemi di videosorveglianza, è imputato per omicidio stradale e omissione di soccorso. La prima udienza del processo è in programma a gennaio. I fatti avvennero nel luglio 2023 quando il pensionato in sella alla bicicletta si trovava sulla via Salara, il tratto urbano della statale 150. Secondo l’accusa, così ha ricostruito la Procura nel capo d’imputazione, il conducente del furgone «intraprendendo la manovra di sorpasso del velocipede condotto da Marini, che viaggiava nella sua stessa direzione di marcia, senza tenersi a un’adeguata distanza laterale, urtando con lo specchietto retrovisore destro Marini e facendolo cadere a terra, cagionava allo stesso lesioni gravissime a cui seguiva il decesso per le complicazioni conseguenti». E ancora: «Circolando alla guida del furgone coinvolto nell’incidente stradale, ricollegabile al suo comportamento, non ottemperava all’obbligo di fermarsi e restare a disposizione dell’organo di polizia, allontanandosi dal posto». I familiari della vittima, moglie e figlia, assistiti dall’avvocato Tommaso Navarra, si sono costituiti parte civile. «Un plauso particolare ai carabinieri di Roseto», dice il legale, «che hanno saputo nell’immediatezza del fatto individuare la responsabilità attraverso il reperimento delle immagini delle telecamere della zona per poi operare le comparazioni di compatibilità sul furgone così individuato». Nella caduta a terra Marini subì un grave trauma cranico, diverse fratture e lesioni agli organi interni: venne operato e ricoverato per un lungo periodo in Rianimazione. Morì in un centro di riabilitazione. Marini era molto conosciuto a Roseto. Era stato titolare di un’oreficeria e seguiva con passione la squadra cittadina di basket. Aveva tramandato la professione al figlio Simone, morto a 38 anni, nel 2013, in un incidente stradale: venne travolto da un’auto a un incrocio mentre era in sella al suo scooter.
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