LA TRAGEDIA
Morta a Campli, l'ultimo regalo di Rachele: multi-espianto a Teramo
Donati gli organi a Milano, Roma, Padova e L'Aquila. La Procura esclude il tentato omicidio, prevalgono le ipotesi dell’incidente o del gesto estremo
CAMPLI L’epilogo drammatico a scandire il coraggio di una scelta di grande umanità: quella di due genitori che dopo la dichiarazione di morte cerebrale da parte dei medici hanno autorizzato l’espianto degli organi della figlia deceduta per un colpo di pistola alla testa. Al Mazzini sono arrivate le equipe del Policlinico di Milano per i polmoni, di un ospedale di Roma per il fegato, dell'ospedale di Padova per un rene e il pancreas e dell'Aquila per l'altro rene. "L'atto di generosità della giovane donatrice consentirà il moltiplicarsi della vita per cinque persone gravemente malate - sottolinea il direttore generale della Asl Maurizio Di Giosia - è questo l'ottavo espianto avvenuto alla Asl di Teramo quest'anno".
La tragedia di Campli prende forma nei passaggi di un’inchiesta che esclude da subito l’omicidio e nella decisione dei familiari di Rachele Giannobile, la trentenne di Campli trovata con un colpo di pistola alla testa, che ieri sera hanno autorizzato l’espianto degli organi iniziato in nottata all’ospedale Mazzini. Parallelamente le indagini hanno scandito le prime certezze. Gli esami dello Stub, la mancanza di segni di effrazioni sulla porta di casa ma soprattutto quella pistola acquistata appena venerdì scorso dalla stessa vittima dopo aver ottenuto il porto d'armi senza che i familiari sapessero nulla danno le prime certezze a investigatori e inquirenti sulla dinamica della tragedia di domenica sera.
Dopo una notte di indagini e testimonianze le ipotesi si restringono a due: un gesto estremo o un colpo partito accidentalmente dall'arma. Ipotesi quest'ultima che per gli investigatori sembra affievolirsi con il passare delle ore vista la ricostruzione tecnica e temporale dell'accaduto. Gli accertamenti, tutti disposti dal pm di turno Laura Colica che subito dopo il fatto si è recata sul posto, hanno stabilito che il 2 agosto scorso alla donna è stata rilasciata una licenza di porto d'armi per uso sportivo e che la stessa il 29 ottobre ha acquistato in un'armeria una pistola semiautomatica e 200 cartucce calibro 22. Tutto denunciato sabato ai carabinieri della stazione di Campli. Tutto, hanno ricostruito gli investigatori (sul caso indaga la squadra mobile delegata dall’autorità giudiziaria) senza che i familiari della donna sapessero niente. Lei, che lavora come impiegata, abita nello stesso stabile dei genitori, nell’appartamento che si trova sopra quello di mamma e papà. E sono stati proprio i familiari a trovarla nella serata di domenica. Hanno provato a chiamarla sul cellulare senza avere risposte, hanno suonato alla porta e alla fine hanno aperto. I soccorsi sono stati immediati e in poco tempo sul posto è arrivata l’ambulanza del 118. Nella stanza della donna i poliziotti hanno trovato, ma non subito, l’arma e poco distante il bossolo esploso risultato compatibile con l’esplosione della pistola. Questa mattina sul corpo è stata eseguita l’autopsia affidata al medico legale Giuseppe Sciarra. All’esame ha partecipato anche il medico Gina Quaglione come consulente nominata dalla famiglia. Fin qui la cronaca di un fascicolo giudiziario. Tutto il resto è nel dolore straziato di un padre e di una madre.
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