Morta da 5 anni, l'Inps le chiede i soldi
L'ente nel 2002 le aveva pagato 130 euro di pensione in più. Il figlio: è assurdo
GIULIANOVA. Un rimborso di 130 euro sulla pensione percepita dal 2002 al 2004: è quello chiesto dall'Inps, dopo dieci anni, a Margherita Toscani, donna di Giulianova deceduta nel dicembre 2006. La richiesta di pagamento è pervenuta al figlio della pensionata scomparsa, Walter De Berardinis, e il termine per procedere al pagamento scadeva il giorno successivo al ricevimento della lettera. Ora l'uomo dichiara di voler contestare tale richiesta, lamentando le modalità adottate da Inps e Poste per richiedere il rimborso.
«Con grande stupore ho scoperto che mia madre, morta oltre cinque anni fa», sostiene De Berardinis, «è debitrice verso l'Inps di 130,13 euro per un errore di calcolo della pensione percepita negli anni 2002/2004. Dopo quasi dieci anni, l'ente ha inoltrato la richiesta di risarcimento».
L'uomo contesta anche l'iter seguito per far pervenire la comunicazione: «Nell'era della tecnologia, anche spedire una raccomandata rimane un compito arduo: scritta il 22 febbraio, stampata il 29 febbraio, spedita per via telematica l'8 marzo, è arrivata nell'abitazione della defunta il 12 marzo; il postino, constatando come non vi fosse traccia della signora, si è limitato a lasciare la cartolina di avviso. La lettera inoltre reca la data del 13 marzo nel timbro dell'ufficio postale di Giulianova, il giorno successivo alla consegna dell'avviso».
De Berardinis spiega che, oltre al danno, c'è anche la beffa. «Ammesso che il rimborso debba essere effettuato entro 30 giorni dal ricevimento della raccomandata, perché il bollettino di conto corrente postale reca la scritta di scadenza del 15 marzo 2012?».
Ora il figlio della donna scomparsa avrà poco più di due mesi di tempo per contestare, per via telematica, il pagamento richiesto. «Perché mandare una richiesta di rimborso dopo tutti questi anni?», si domanda amareggiato De Berardinis, «visto che negli archivi Inps la persona risulta defunta, perché non incassa più la pensione, perché non hanno emesso una cartella di pagamento indirizzata agli eredi legittimi?».
«Con grande stupore ho scoperto che mia madre, morta oltre cinque anni fa», sostiene De Berardinis, «è debitrice verso l'Inps di 130,13 euro per un errore di calcolo della pensione percepita negli anni 2002/2004. Dopo quasi dieci anni, l'ente ha inoltrato la richiesta di risarcimento».
L'uomo contesta anche l'iter seguito per far pervenire la comunicazione: «Nell'era della tecnologia, anche spedire una raccomandata rimane un compito arduo: scritta il 22 febbraio, stampata il 29 febbraio, spedita per via telematica l'8 marzo, è arrivata nell'abitazione della defunta il 12 marzo; il postino, constatando come non vi fosse traccia della signora, si è limitato a lasciare la cartolina di avviso. La lettera inoltre reca la data del 13 marzo nel timbro dell'ufficio postale di Giulianova, il giorno successivo alla consegna dell'avviso».
De Berardinis spiega che, oltre al danno, c'è anche la beffa. «Ammesso che il rimborso debba essere effettuato entro 30 giorni dal ricevimento della raccomandata, perché il bollettino di conto corrente postale reca la scritta di scadenza del 15 marzo 2012?».
Ora il figlio della donna scomparsa avrà poco più di due mesi di tempo per contestare, per via telematica, il pagamento richiesto. «Perché mandare una richiesta di rimborso dopo tutti questi anni?», si domanda amareggiato De Berardinis, «visto che negli archivi Inps la persona risulta defunta, perché non incassa più la pensione, perché non hanno emesso una cartella di pagamento indirizzata agli eredi legittimi?».
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