MoTe, la Cassazione accoglie il ricorso contro il dissequestro 

La Procura aveva impugnato la revoca dei sigilli a immobili e conti dell’ex amministratore Ruscitti La Suprema Corte annulla il provvedimento e rinvia gli atti al tribunale per un nuovo esame 

TERAMO. La Cassazione scrive un nuovo capitolo nell’inchiesta aperta sul MoTe, la società per azioni a capitale pubblico che si occupa della gestione rifiuti di cui il Comune di Teramo è azionista di maggioranza e che è al centro di un progetto di fusione con Teramo ambiente.
I giudici della Suprema Corte hanno accolto il ricorso presentato dalla Procura teramana contro il provvedimento con cui il tribunale del Riesame ha annullato il sequestro di immobili e conto corrente a Ermanno Ruscitti, ex amministratore della società all’epoca dei fatti contestati, e nei cui confronti la Procura ipotizza il reato di malversazione di erogazioni pubbliche. La Suprema Corte ha stabilito che il caso dovrà essere riesaminato da un diverso collegio del tribunale teramano sulla base di principi giuridici stabiliti nelle motivazioni non ancora depositate. Il dissequestro era stato disposto dal tribunale del Riesame che aveva revocato i sigilli accogliendo il ricorso della difesa. Decisione, quella del Riesame, che dopo il deposito delle motivazioni era stata impugnata con un ricorso firmato dal procuratore Ettore Picardi e dal sostituto Stefano Giovagnoni (titolare del fascicolo) nel quale, traendo linfa da numerosi pronunciamenti degli Ermellini, la Procura si era concentrata sul principio giuridico di profitto sottolineando, a questo proposito, l’uso di fondi destinati a finalità diverse da quelle per cui sono stati assegnati.
«Con riferimento all’illecito di cui si discute», si legge a questo proposito nel ricorso della Procura, « appare evidente che il profitto del reato sia rappresentato dal fatto che il MoTe, in conseguenza della distrazione della somma erogata dalla Regione rispetto alla finalità pubblica per la quale era stata erogata, abbia conseguito un accrescimento del suo patrimonio sub specie di risparmio di spesa, atteso che il ripianamento dei debiti societari è avvenuto utilizzando denaro pubblico che in realtà era vincolato alla realizzazione di una piattaforma ecologica». La Procura, intanto, ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio per Ruscitti – indagato nella sua veste di ex amministratore della società a e nei cui confronti la Procura ipotizza il reato di malversazione di erogazioni pubbliche – e per la società a cui viene contestata la responsabilità amministrativa degli enti.
Secondo la Procura (indagini delegate alla Finanza) la società all’epoca in cui era amministrata da Ruscitti dopo aver ricevuto dalla Regione un contributo pubblico di circa un milione ne avrebbe usato 700mila euro per ripianare debiti della stessa società e pagare gli stipendi dei dipendenti anziché usarli per la destinazione prevista, ovvero la costruzione di una piattaforma ecologica per il trattamento imballaggi. Accuse, quelle dell’autorità giudiziaria, che restano tutte da dimostrare. La parola, dunque, ora passa al giudice per le udienze preliminari che dovrà stabilire se accogliere la richiesta e quindi rinviare a giudizio o disporre il non luogo a procedere.(d.p.)
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