Muore a 27 anni dopo un mese in rianimazione

Atri, rosetano operato per un'appendicite ma forse aveva un parassita

 ROSETO. Il cuore di Giuseppe Piccioni, 27 anni, ha cessato di battere ieri mattina. Il ragazzo si trovava da quasi un mese nella Rianimazione ad Atri, dove i medici ne avevano accertato la morte cerebrale.  La sua storia ha tenuto col fiato sospeso tutta Roseto, dove il ragazzo era molto conosciuto. Ma la vicenda del giovane ha sconvolto l'opinione pubblica dell'intera regione, e anche oltre, per il modo in cui si è consumata. Tutto era iniziato da una cena a base di pesce, consumata domenica 18 luglio in un ristorante del Pescarese, con la fidanzata. I due hanno mangiato le stesse cose, tranne le alici marinate, che alla ragazza non piacevano. In serata il rientro a casa e i forti dolori addominali che hanno tormentato Giuseppe per tutta la notte. Al mattino la decisione di rivolgersi al pronto soccorso dell'ospedale di Atri. «Mi faccio vedere, poi vado a lavorare», aveva detto Giuseppe a chi lo aveva accompagnato. I medici diagnosticarono un'appendicite, così il ragazzo venne portato subito in sala operatoria per l'intervento.  Ma qui inizia il giallo. Sembra infatti che l'appendicite fosse a posto e che la causa dei dolori fosse provocata da un'infiammazione localizzata da un'altra parte nell'addome. Qualcuno ha ipotizzato che potesse trattarsi di Anisakis, parassita presente molto di frequente nelle alici crude. Dopo il ricovero per Giuseppe è iniziato il calvario: una dissenteria devastante che lo ha portato al coma e poi alla morte cerebrale.  Adesso il suo corpo è stato posto sotto sequestro dall'autorità giudiziaria cui spetterà il compito di rispondere alla domanda che tutti si pongono: perché è successo tutto questo a Giuseppe Piccioni?

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