TERAMO
Muore in ospedale e nessuno avvisa i parenti: parte l'esposto
La figlia: «Era grave ed eravamo preparati, ma è assurdo aver saputo la notizia per caso dopo ore». La Asl valuta provvedimenti contro il medico di turno. Il primario: «Un errore grave, ci scusiamo»
TERAMO. Muore in ospedale, ma nessuno avvisa la famiglia. Solo a distanza di ore dal decesso, le figlie apprendono che la loro mamma non è più nel reparto dove era stata ricoverata ma in obitorio. Scatta così una segnalazione alla Asl e successivamente un esposto alla Procura.
La vicenda risale allo scorso 24 settembre quando una 87enne teramana, M.D.V., affetta da serie patologie, nel pomeriggio viene accompagnata dai parenti al Pronto soccorso del Mazzini e ricoverata nel reparto di Medicina. La famiglia, consapevole del grave stato di salute della donna, l'affida alle cure dei sanitari avendo premura di far inserire nella cartella i recapiti telefonici dei parenti più stretti. L'anziana nella notte fra il 24 e il 25 settembre muore. Nessuno, dall'ospedale, avvisa i familiari. «Ho chiamato in reparto la mattina del 25 settembre, alle 10.30, per una richiesta di visita alla mia mamma. Così prevedeva il protocollo anti-Covid. È stata una telefonata inverosimile», racconta al Centro una delle figlie dell'anziana, «come risposta ho ricevuto un secco: “La signora non è più qui”. Chiedo spiegazioni, credo si tratti di un errore, ripeto il numero del letto: 509. Mi dicono che quel letto è vuoto. L'infermiera verifica e dopo poco dice che mamma è morta. Dall'una e mezza di notte, ora del trasferimento in obitorio, nessuno ha pensato di avvisarci».
La famiglia dell'87enne, viste le condizioni di salute della donna, era preparata al peggio ma non «a un trattamento del genere, che ci ha feriti e che ci appare incomprensibile. Nessuno ha comunicato nulla per ore. Non a me, che ho chiamato sperando di farle visita; non al marito, che aveva trascorso una notte insonne; non all’altra figlia che si era recata al lavoro; non al genero che aveva chiesto espressamente, al momento del ricovero, di mettere in evidenza all’esterno della cartella i numeri telefonici dei familiari da contattare», prosegue la figlia dell'anziana.
La famiglia ha chiesto delucidazioni al personale del reparto e alla Asl stessa, che ha avviato un'indagine interna, presentando poi un esposto alla magistratura e rivolgendosi all'avvocato Vincent Fanini per avere assistenza legale. «Le nostre azioni vogliono essere soprattutto un segnale affinché episodi così non si verifichino più», aggiunge la figlia della donna.
La Asl intanto ha concluso l'indagine interna e valuta provvedimenti nei confronti del medico quella notte in servizio. Il direttore dell'unità operativa di Medicina del Mazzini, Francesco Delle Monache, spiega: «C'è stato un errore grave di comunicazione e ce ne siamo scusati con la famiglia. L'ho fatto io personalmente, l'ha fatto il collega che quella notte era di turno. Sono cose che non dovrebbero mai accadere. Dall'indagine è emerso, per ammissione del medico in servizio e dalle relazioni del personale, che si è trattato di un errore dovuto a un sovrapporsi di situazioni critiche. Un ricovero e un’urgenza in quelle stesse ore hanno portato a questa grave mancanza. L'elevato carico di lavoro e i ritmi serrati hanno causato questa situazione, ma non è certo una giustificazione. Ci tengo a sottolineare come, da un punto di vista medico, per la signora sia stato fatto il possibile per salvarle la vita», conclude Delle Monache.
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