Non paga l’Iva per la crisi: assolto un altro industriale a Teramo

Il fatto non sussiste per il titolare di un’azienda che non ha versato 140mila euro. L’uomo ha saldato creditori e operai e deve riscuotere crediti per 150mila euro

TERAMO. L’ennesimo caso di un imprenditore assolto per non aver pagato l’Iva racconta la storia di un cinquantenne teramano che, dopo aver saldato operai e creditori, ha rateizzato il suo debito di 140 mila euro con il Fisco. Ha pagato le prime quattro rate da 10mila euro ciascuna sperando di poter far fronte anche con 150mila euro di crediti da riscuotere da parte di privati che avevano commissionato lavori alla sua piccola azienda meccanica. E’ andato avanti fin quando ha potuto, ma con la crisi economica quei 150 mila euro non sono mai arrivati. Così l’imprenditore non è riuscito a pagare il suo debito con il Fisco. Ieri mattina il giudice del tribunale di Teramo Carla Fazzini lo ha assolto dal reato di evasione previsto dall’articolo 10 ter della legge sui reati tributari (decreto legislativo 74 del 2000).

leggi anche: Non versa 500mila euro di Iva: «C’è la crisi», il giudice di Teramo lo assolve Il caso di un imprenditore edile teramano che attende ancora il pagamento dei lavori del terremoto. Ha saldato i debiti con i suoi dipendenti, ma è finito a processo per l’evasione dell’imposta

Una fattispecie di reato che, di questi tempi, sempre più spesso trasforma imprenditori in imputati. Anche in questo caso il giudice ha sentenziato che il fatto non sussiste: dietro il mancato versamento dell’Iva non c’era il dolo, ovvero la volontà di tenersi i soldi in tasca o nelle casse dell’azienda, ma l’impossibilità di farlo. E’ mancato quello che, per il codice, è l’elemento psicologico del reato. Il processo penale impone di valutare e di provare la volontarietà dell’omissione, volontarietà che evidentemente nel caso specifico per il giudice non sussiste a causa della crisi finanziaria in cui l’imprenditore si è trovato anche in conseguenza di condotte di terzi inadempienti nei suoi confronti.

Un fatto dimostrato, dati alla mano dallo stesso imprenditore che ha accompagnato la sua difesa (rappresentata dagli avvocati Tommaso Navarra e Carlo Morricone) da una voluminosa documentazione per dimostrare tutti i pagamenti che avrebbe dovuto percepire. Ma la crisi lo ha spazzato via in una perversa spirale che in Italia, secondo gli esperti del settore, si traduce in elevata pressione fiscale uguale elevata evasione. Lui ha pagato le tasse fin quando ha potuto. Poi l’azienda è finita in liquidazione. L’ennesima sentenza di assoluzione del tribunale teramano rientra nell’ambito di un filone giurisprudenziale che si va ormai consolidando e che trae linfa da recenti pronunciamenti della Cassazione. In più occasioni, infatti, i giudici della Suprema Corte, anche a sezioni unite, hanno sentenziato la necessità «di valutare il contesto economico e finanziario in cui ci si muove».

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