Oggi nuovo processo per De Simone

Udienza di revisione per il comandante. La moglie di Liberati: «Spero che anche lui venga scarcerato come mio marito»

MARTINSICURO. Dopo la scarcerazione di Massimo Liberati si spera che, quella di oggi, possa essere la giornata della liberazione di Sandro De Simone, il comandante di Silvi dell’Idra Q. L’ufficiale, che le autorità gambiane hanno lasciato in carcere, oggi verrà con tutta probabilità riportato di fronte al giudice per l’udienza di revisione. Liberati ha potuto lasciare il carcere, ma le autorità locali non gli hanno restituito il passaporto, percui dovrà restare ancora nella capitale del paese africano. Il carcere di Banjul, dove vige un regime di detenzione durissimo, come riportato anche dalle relazioni di Amnesty International, non fornisce cibo ai carcerati, ma sia Liberati, fino alla scarcerazione, che De Simone, avrebbero ricevuto i pasti e gli indumenti forniti dall’armatore, la Italfich di Martinsicuro. Un dirigente della società armatrice, Federico Crescenzi, fin dal sequestro della barca si trova a Banjul per seguire direttamente la vicenda e stare vicino all’equipaggio della nave. Il console onorario per l’Italia a Banjul, Dayal Daryanani avrebbe infatti riferito alle autorità italiane di aver assistito con i propri occhi alla consegna dei generi di prima necessità.

Dovrebbe esserci stato, anche se non ci sono conferme ufficiali, l’incontro tra il primo consigliere dell’ambasciata italiana in Senegal, Domenico Fornara, e Sandro De Simone in previsione dell’udienza di oggi. Sembra che Fornara abbia richiesto un incontro con il ministro degli esteri del Gambia. La Italfish ha reso noti i dettagli sulle trattative, ancora in corso, che hanno portato alla scarcerazione di Liberati, facendo sapere che per la liberazione di De Simone i gambiani non vogliono sentir parlare di cauzione. Liberati sarebbe stato scarcerato perché l’armatore Federico Crescenzi e il suo staff sono riusciti a convincere le autorità del fatto che il ruolo di Liberati non è quello di ufficiale e la sua permanenza in carcere non era giutificata. «I nostri responsabili che stanno operando in Gambia», fanno sapere dalla Italfish, «hanno lavorato, tra mille difficoltà, per far capire che Liberati, in quanto direttore di macchina, non aveva responsabilità sulla nave ed hanno fatto sì, dietro garanzie, che la detenzione si trasformasse in cauzione. Per il comandante, invece, le autorità non vogliono sentir parlare di ammenda». «Grazie a tutti, dall'ambasciatore all'armatore. Grazie, se c'è una parola più grande e più bella insegnatemela»: queste le parole della moglirte di Liberati, Sofia, una donna di origine senegalese che abita a San Benedetto del Tronto. «Adesso posso finalmente dare una risposta a nostro figlio», aggiunge, «che chiede dov'è il babbo. Siamo contenti, è una bellissima notizia. Spero che anche il comandante De Simone possa tornare presto in libertà per la gioia della famiglia, una gioia che per adesso sto provando io».

«Ho sentito lunedì sera mio padre per telefono», fa sapere da Torano Domenico Mora, figlio di Vincenzino Mora, il nostromo dell’imbarcazione segregato sulla nave in porto a Banjul sorvegliato da militari armati , «una telefonata veloce in cui mio padre mi ha rassicurato sulla situazione a bordo della nave. Mi ha detto che aveva saputo della scarcerazione di Liberati ma che ancora non lo aveva visto».

Sandro Di Stanislao

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