Omicidio Fadani, la sentenza del giudiceUn solo pugno ha determinato il verdetto

Per i giudici è stato un omicidio preterintenzionale e non volontario

TERAMO. Emanuele Fadani, 38 anni, imprenditore di Alba Adriatica, padre di una bimba, venne ucciso il 10 novembre 2009 davanti a un pub di Alba Adriatica, colpito da un pugno sferratogli da uno dei rom con cui aveva avuto un litigio. Il caso scatenò una vera e propria sommossa popolare contro la comunità rom della cittadina costiera. Per due giorni ci furono cortei e manifestazioni di protesta davanti alle abitazioni dei nomadi, proprio nel cuore di Alba Adriatica.

Fadani, secondo quanto emerso nell'inchiesta, sarebbe stato preso a pugni dopo essere intervenuto per difendere l'amico che era con lui a sua volta colpito da Danilo. A colpire l'imprenditore albense sarebbe stato, per sua stessa ammissione, il solo Elvis, così come da lui stesso confessato qualche settimana dopo. E un solo pugno alla testa, secondo l'autopsia, sarebbe stato fatale alla vittima. Ma per l'accusa i tre avrebbero infierito con pugni e calci anche quando Fadani era a terra.

I vari momenti del delitto vennero catturati dalle telecamere del sistema di vigilanza di una banca. Nel luglio del 2010 Elvis e Danilo vennero scarcerati con un provvedimento del gip Marina Tommolini dopo l'istanza presentata dall'avvocato Sgura, legale di Danilo Levakovic. Per il gip, sulla base degli atti acquisiti, si configurava un delitto preterintenziale e non volontario e i due andavano scarcerati per la scadenza dei termini di custodia cautelare in carcere. «Sono sussistenti», scriveva il gip nel provvedimento, «gravi indizi di colpevoleza a carico di di Elvis Levakovic per il delitto di cui all'articolo 584 cp (ovvero l'omicidio preterintenzionale (ndr) e non certamente per il delitto ipotizzato dalla pubblica accusa».

Qualche mese prima lo stesso gip, accogliendo l'istanza della difesa, aveva scarcerato Sante Spinelli per mancanza di gravi indizi di colpevolezza. Contro questo provvedimento la procura teramana aveva fatto ricorso prima al Tribunale del riesame, che lo aveva respinto, e poi in Cassazione.

I giudici della Suprema Corte a gennaio hanno accolto il ricorso della procura, annullando senza rinvio la sentenza con cui il tribunale del Riesame dell'Aquila aveva confermato la decisione del gip Tommolini di scarcerare i cugini Levakovic. A settembre 2010 i giudici delle Cassazione avevano dichiarato inammissibile un altro ricorso della procura teramana sulla scarcerazione di Spinelli.
(d.p.)

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