Omicidio Melania, il gip su Parolisi "Vuol bene alla figlia, inutile il sequestro dei beni"
Ecco le motivazioni con cui il giudice ha detto no al sequestro di 137mila euro
TERAMO. Salvatore Parolisi resta il padre di sua figlia, tiene alla piccola e non c'è nessun pericolo che i suoi soldi non siano usati per lei: al giudice Marina Tommolini servono tre pagine per motivare il no alla richiesta di sequestro fatta dall'avvocato della famiglia Rea.
Un'istanza che Mauro Gionni aveva presentato a nome della figlia del caporal maggiore - a processo per l'omicidio della moglie Melania - dopo la costituzione della stessa come parte civile. Nel conto ci sono 137 mila euro: soldi che provengono soprattutto dal pagamento delle missioni militari all'estero. «Ad oggi», scrive il giudice, «non sembra sia stata pronunciata la decadenza dalla potestà genitoriale per cui Parolisi è rimasto il padre della bambina a tutti gli effetti giuridici (ivi compreso l'obbligo di mantenimento) ed è in atto la valutazione da parte degli organi competenti delle modalità di colloquio tra lo stesso (che ne ha fatto reiteramente richiesta) e la figlia. Tra i beni mobili dell'imputato compare una polizza vita stipulata a favore della bambina indice (unitamente alle reiterate richieste di colloquio) dell'interesse verso la piccola. Non si apprezzano condotte (quali ad esempio prelievi consistenti e immotivati) che possano far temere finalità distrattive del patrimonio mobiliare».
Intanto venerdì prossimo Parolisi tornerà in aula. Per quella data, infatti, è fissata l'udienza nel corso della quale il giudice Tommolini assegnerà a due medici (un medico legale e una genetista) l'incarico per la super perizia sull'ora della morte della donna e risentirà i tre testimoni la cui audizione è stata chiesta dalla difesa del caporal maggiore nell'ambito del rito abbreviato. Qualche giorno fa, intanto, i coltelli sequestrati nell'abitazione di Folignano sono stati mostrati al superteste. Si tratta di Salvatore Rea, uno zio di Melania che sostiene di aver visto un piccolo coltello nella macchina di Parolisi. L'uomo, che non sembra aver riconosciuto nelle armi che gli sono state mostrate il coltello visto nell'auto, ai carabinieri ha raccontato che a marzo dell'anno scorso ha visto un piccolo coltello, di quelli multiuso a serramanico, nel cassetto portaoggetti dell'auto di Parolisi. Rea fa il meccanico e in quell'occasione Parolisi gli aveva portato la vettura per un controllo.
Un'istanza che Mauro Gionni aveva presentato a nome della figlia del caporal maggiore - a processo per l'omicidio della moglie Melania - dopo la costituzione della stessa come parte civile. Nel conto ci sono 137 mila euro: soldi che provengono soprattutto dal pagamento delle missioni militari all'estero. «Ad oggi», scrive il giudice, «non sembra sia stata pronunciata la decadenza dalla potestà genitoriale per cui Parolisi è rimasto il padre della bambina a tutti gli effetti giuridici (ivi compreso l'obbligo di mantenimento) ed è in atto la valutazione da parte degli organi competenti delle modalità di colloquio tra lo stesso (che ne ha fatto reiteramente richiesta) e la figlia. Tra i beni mobili dell'imputato compare una polizza vita stipulata a favore della bambina indice (unitamente alle reiterate richieste di colloquio) dell'interesse verso la piccola. Non si apprezzano condotte (quali ad esempio prelievi consistenti e immotivati) che possano far temere finalità distrattive del patrimonio mobiliare».
Intanto venerdì prossimo Parolisi tornerà in aula. Per quella data, infatti, è fissata l'udienza nel corso della quale il giudice Tommolini assegnerà a due medici (un medico legale e una genetista) l'incarico per la super perizia sull'ora della morte della donna e risentirà i tre testimoni la cui audizione è stata chiesta dalla difesa del caporal maggiore nell'ambito del rito abbreviato. Qualche giorno fa, intanto, i coltelli sequestrati nell'abitazione di Folignano sono stati mostrati al superteste. Si tratta di Salvatore Rea, uno zio di Melania che sostiene di aver visto un piccolo coltello nella macchina di Parolisi. L'uomo, che non sembra aver riconosciuto nelle armi che gli sono state mostrate il coltello visto nell'auto, ai carabinieri ha raccontato che a marzo dell'anno scorso ha visto un piccolo coltello, di quelli multiuso a serramanico, nel cassetto portaoggetti dell'auto di Parolisi. Rea fa il meccanico e in quell'occasione Parolisi gli aveva portato la vettura per un controllo.
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