Omicidio Melania, l'appello: Parolisi parla in aula "Le volevo bene, anche se la tradivo"
All'Aquila la seconda giornata del processo d'appello per il delitto di Ripe: l’ex militare chiede di fare dichiarazioni spontanee
L’AQUILA. «Nella sua deposizione Parolisi ha detto di essere innocente. Riguardo a Melania, ha detto che le voleva bene, anche se la tradiva». Salvatore Parolisi è stato il protagonista della seconda udienza del processo d'appello per l'omicidio della moglie Melania Rea. L'ex caporal maggiore dell'esercito, accusato del delitto, ha chiesto di fare dichiarazioni spontanee. A riferire il contenuto della sua deposzione è stato Michele Rea, fratello di Melania, uscendo dall'aula del tribunale dell'Aquila. Nell'ambito delle dichiarazioni spontanee Parolisi ha mostrato 6 lettere risalenti al periodo successivo ai tradimenti del 2010. Queste lettere, secondo Parolisi, provano che i due si volevano bene nonostante il tradimento.
Parolisi alla famiglia Rea: "Grazie per la bambina". Non è la prima volta che Parolisi rilascia dichiarazioni spontanee. Lo ha già fatto nell’agosto del 2011, un mese dopo l’arresto, davanti ai giudici del Riesame: poche parole per ribadire la sua innocenza, per dire che non ha ucciso Melania, che quel 18 aprile l’ha vista allontanarsi in cerca di un bagno sul pianoro di Colle San Marco. È invece la prima volta che il caporale si rivolge alla famiglia di Melania. «Per la prima volta ha indirizzato il suo sguardo verso di noi, dopo due anni non so come ha fatto - ha detto Michele Rea, fratello di Melania -. Il tutto per ringraziarci del fatto che noi facciamo tutto per la bambina. Delle bugie e dei trans non si è parlato per niente, Parolisi ha parlato cinque minuti. Per me lui rappresenta il nulla, non mi fa né caldo né freddo, mi dispiace solo per quella povera bambina che comunque un giorno dovrà sapere e mi dispiace anche per Melania che ha avuto a che fare con questa persona». In aula c'era anche il padre di Melania.
Parola alla difesa. Dopo le dichiarazioni spontanee di Parolisi, la parola è passata ai suoi avvocati. «Abbiamo iniziato offerto alla Corte d’Assise d’Appello, ma a questo punto anche alla pubblica accusa, quella che è la ricostruzione dei fatti così come accaduti senza la presenza e la partecipazione di Parolisi all’omicidio. Abbiamo preso la sentenza e rigo per rigo, fatto per fatto, abbiamo cercato di ricostruirla per far capire se ogni fatto che espone il giudice sia corroborato da certezza, da precisione e da concordanza», ha detto l’avvocato Walter Biscotti, uno dei legali di Salvatore Parolisi. «Abbiamo dimostrato documentalmente - ha aggiunto - che la ricostruzione del giudice di primo grado almeno dalle 14.55 in poi non regge, pertanto abbiamo invocato che la decisione non può non essere la dichiarazione di Salvatore Parolisi come estraneo a tutti i fatti contestati. Abbiamo dimostrato proprio attraverso la documentazione di orari di celle, di testimonianze di telefonate, che Parolisi non può aver commesso nè l’ omicidio, nè un depistaggio. Non era presente sul luogo dell’ omicidio perchè non c’è niente sul luogo del delitto che può ricondurre a lui. C’è, invece - secondo Biscotti - molto di altro afferente ad altri soggetti rimasti ignoti ma non possiamo più fare tutte le indagini perchè molta documentazione, molti reperti, sono stati distrutti quindi noi dal nostro punto di vista abbiamo certamente messo dei dubbi alla Corte, su questo ne simo convinti. Abbiamo avuto certamente grandissima attenzione dai giudici perchè non abbiamo ricostruito i fatti secondo le fantasie come ha fatto il giudice di primo grado al quale devo dire e devo riconoscere che è un giudice che certamente ha fatto un buon dibattimento fornendo tutte le garanzie della difesa in dibattimento ma durante la sentenza poi ha sbagliato».
L'avvocato di parte civile: ogni indizio porta a Parolisi. In aula ha preso la parola anche l'avvocato della familia Rea. «Le differenze sulle motivazioni e sul movente tra il giudice di primo grado e il procuratore generale rafforzano la colpevolezza di Parolisi perchè ogni indizio fa sempre capo alla stessa persona», ha detto l’avvocato Mauro Gionni, all’uscita dall’aula dove si sta svolgendo il processo d’Appello a Salvatore Parolisi. Parlando delle discordanze sollevate dagli avvocati di Parolisi e sulla necessità di ulteriori approfondimenti delle indagini, il legale ha aggiunto: «A mio avviso non verranno accolti perchè siamo di fronte ad un abbreviato in fase di appello nell’ambito del quale le parti non possono chiedere altre perizie e altri approfondimenti ma è solo la Corte che ha la facoltà di concederli. Anche noi abbiamo presentato una istanza sulla denuncia fatta alla procura di Napoli in riferimento all’utilizzo dei 130 mila euro che erano sul conto di Parolisì».