Simone Santoleri durante il processo a Teramo

CRONACA

Omicidio Rapposelli, Simone Santoleri tenta ancora il suicidio

Secondo episodio in dieci giorni. Il 47enne giuliese ha ingerito farmaci nel carcere di Viterbo, è ricoverato in rianimazione

TERAMO. Un altro tentativo di suicidio: il secondo in meno di dieci giorni. La cronaca riavvolge il nastro per Simone Santoleri, il 47enne di Giulianova condannato per l’omicidio della madre, la pittrice Renata Rapposelli. Cinque giorni dopo la conferma in Appello della pena a 27 anni e dieci dopo un precedente tentativo nel carcere d Pescara, Santoleri è ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Viterbo dopo aver cercato di togliersi la vita ingerendo farmaci in una cella del penitenziario laziale dove si trova dal 12 dicembre. Anche questa volta, così come successo nella casa circondariale di Pescara, a soccorrerlo sono stati gli agenti della polizia penitenziaria che hanno subito dato l’allarme.

Giovedì scorso i giudici della Corte d’Appello hanno confermato la condanna a 27 anni per l’uomo (24 per l’omicidio e tre per l’occultamento di cadavere) e ridotto da 24 a 18 quella per il padre Giuseppe ed ex marito della pittrice (16 per l’omicidio e 2 per l’occultamento di cadavere) entrambi accusati dell’omicidio della donna soffocata il 9 ottobre del 2017 nella loro casa di Giulianova per, sostiene l’accusa, motivi economici. Una differenza tra l’agire dei due che i magistrati d’appello hanno evidentemente deciso di rendere ancora più sostanziale rispetto al pronunciamento di quello della corte d’assise di primo grado: Giuseppe, durante un interrogatorio reso in carcere nel corso delle indagini preliminari, ha sostenuto che a soffocare la ex moglie sia stato il figlio Simone e che poi insieme si siano disfatti del cadavere ritrovato dopo svariate settimane sulle rive sponde del fiume Chienti, nelle Marche. Accusa sempre respinta dal figlio che davanti ai giudici di primo grado ha più volte ripetuto di non aver ucciso. 

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