TERAMO
Omicidio Viale Crispi, ha ucciso il padre, i giudici: «Può ammazzare ancora»
Le motivazioni del Riesame che ha respinto la richiesta degli arresti domiciliari
TERAMO. «Deve restare in carcere perché potrebbe uccidere ancora, familiari o altri»: così i giudici aquilani del Riesame motivano il no agli arresti domiciliari per Francesco di Rocco, il quarantanovenne teramano che ha accoltellato a morte il padre. Lunedì scorso magistrati hanno respinto il ricorso presentato dalla difesa dell'uomo rappresentata dall'avvocato Federica Benguardato che aveva chiesto gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico.
«E' una motivazione che si commenta da sola» dice illegale che valuterà se impugnare in Cassazione.
Di Rocco che ha confessato è in carcere con l'accusa di omicidio aggravato dopo l'uccisione del padre Mario, 83enne ex capostazione colpito con decine di coltellate e descritto dal figlio come «padre padrone».
Un delitto che si è consumato in pochi attimi nella tarda serata del 20 novembre scorso nella cucina del vecchio alloggio sopra la stazione ferroviaria in viale Crispi a Teramo dove i due abitavano da soli dopo la morte di moglie e mamma.
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