Ospedale, 5 sindaci decideranno i tagli
Ad Atri la resa dei conti sul piano Chiodi-Varrassi: la Asl si apre ai consigli dei cittadini
ATRI. Sguardi attenti e preoccupati, curiosi di capire e di avere risposte. Si sono presentati così decine di cittadini di Atri e dei paesi limitrofi all'assemblea pubblica organizzata ieri mattina nell'auditorium civico di Atri alla presenza del governatore e commissario regionale per la sanità, Gianni Chiodi e del direttore generale della Asl di Teramo, Giustino Varrassi. Un incontro per fare chiarezza sul futuro del San Liberatore di Atri, il presidio ospedaliero al centro della bufera, delle polemiche e delle preoccupazioni. Ma nel giorno della resa dei conti ad Atri sulla politica sanitaria teramana scoppia la pace.
IL PATTO. Chi si aspettava contestazioni nella città dove i consiglieri d'opposizione hanno persino occupato il Comune, per i timori di un declassamento dell'ospedale, è rimasto deluso. Chiodi, Varrassi e il sindaco, Gabriele Astolfi hanno scelto la strada dell'apertura verso i cittadini e chi opera nel settore. In altre parole, viene istituita una commissione speciale che sarà costituita da esperti, membri della società civile e cinque sindaci di comuni confinanti anche del Pescarese, come Montesilvano e Città Sant'Angelo. Era ciò che chiedeva l'opposizione che in serata ha tenuto una propria assemblea pubblica incassando il successo.
PARLA ASTOLFI. «La sanità non ha colore politico», ha però detto il sindaco Astolfi, «serve una linea comune tra maggioranza e opposizione e il contributo dei sindaci della macroarea. Il San Liberatore è di tutta la provincia». Nell'incontro si è cercato di tranquillizzare gli atriani con frasi del tipo: l'ospedale non chiuderà. «Nessun accorpamento con Giulianova», ha promesso Chiodi. Poi è toccato al manager Varrassi, autore del piano di risanamento della Asl teramana, che ha già raggiunto una parte dei traguardi previsti con l'ingresso in massa degli universitari aquilani (che ha scatenato l'ira dell'assessore regionale Giuliante), tagliando primari, dimezzando le spese. «L'idea», ha spiegato Varrassi, «è quella di razionalizzare gli ospedali periferici. Per fare bene è importante anche il confronto. Accetto quindi i suggerimenti costruttivi dei cittadini».
IL PRESIDENTE. Per Chiodi è meglio puntare sulla qualità dei servizi piuttosto che sulla quantità: «35 ospedali per una regione che conta un quarto degli abitanti di Roma causano solo sperperi. La soluzione è investire in tecnologie». Così ad Atri la Asl acquisterà un litotritore, strumento impiegato in Urologia per i calcoli vescicali, e una Tac. Sulla chiusura dell'Utic (la terapia intensiva di cardiologia), il più caldo dei temi, Varrassi ha replicato così alla montagna di polemiche: «Si è trattato solo di rimuovere una targa di un servizio che veniva usato pochissimo, il primario ha chiesto il trasferimento, ma il reparto verrà rafforzato con una convenzione con la cardiologia dell'Aquila. Trenta specializzandi saranno a disposizione della Asl di Teramo e ogni provincia avrà la sua Utic efficiente e funzionante».
LA REPLICA. «Dopo mesi di accuse reciproche e forti contrapposizioni, abbiamo finalmente trovato un punto d'incontro con la maggioranza, per il bene del San Liberatore». Gabriella Liberatore, capogruppo consiliare del Pd, si dice soddisfatta dell'accordo raggiunto. «Prevede la costituzione di una commissione speciale per l'ospedale ed il coinvolgimento di tutti i sindaci dell'Area vasta, cioè Atri, Pineto, Silvi, Città Sant'Angelo, Montesilvano, e dei centri dell'ex Ulss di Atri». La proposta per la costituzione della commissione speciale, avanzata dal sindaco, prevede, che l'organismo sia formato dallo stesso Astolfi, dal direttore sanitario dell'ospedale, da un esponente dell'opposizione consiliare e da otto rappresentanti degli operatori sanitari e della società civile, di cui quattro scelti dalla maggioranza e quattro dall'opposizione. Il coinvolgimento dei sindaci del comprensorio, invece, è stato proposto dall'opposizione. L'iniziativa prevede che la commissione speciale rediga un documento sull'ospedale da far esaminare ai primi cittadini del circondario in una seduta aperta del consiglio comunale di Atri da tenersi subito dopo Pasqua. Quel documento, contenente le proposte per il futuro assetto del San Liberatore, dovrà poi essere inviato a Chiodi. E la pace è fatta. (e.f. e ma.mu.)
IL PATTO. Chi si aspettava contestazioni nella città dove i consiglieri d'opposizione hanno persino occupato il Comune, per i timori di un declassamento dell'ospedale, è rimasto deluso. Chiodi, Varrassi e il sindaco, Gabriele Astolfi hanno scelto la strada dell'apertura verso i cittadini e chi opera nel settore. In altre parole, viene istituita una commissione speciale che sarà costituita da esperti, membri della società civile e cinque sindaci di comuni confinanti anche del Pescarese, come Montesilvano e Città Sant'Angelo. Era ciò che chiedeva l'opposizione che in serata ha tenuto una propria assemblea pubblica incassando il successo.
PARLA ASTOLFI. «La sanità non ha colore politico», ha però detto il sindaco Astolfi, «serve una linea comune tra maggioranza e opposizione e il contributo dei sindaci della macroarea. Il San Liberatore è di tutta la provincia». Nell'incontro si è cercato di tranquillizzare gli atriani con frasi del tipo: l'ospedale non chiuderà. «Nessun accorpamento con Giulianova», ha promesso Chiodi. Poi è toccato al manager Varrassi, autore del piano di risanamento della Asl teramana, che ha già raggiunto una parte dei traguardi previsti con l'ingresso in massa degli universitari aquilani (che ha scatenato l'ira dell'assessore regionale Giuliante), tagliando primari, dimezzando le spese. «L'idea», ha spiegato Varrassi, «è quella di razionalizzare gli ospedali periferici. Per fare bene è importante anche il confronto. Accetto quindi i suggerimenti costruttivi dei cittadini».
IL PRESIDENTE. Per Chiodi è meglio puntare sulla qualità dei servizi piuttosto che sulla quantità: «35 ospedali per una regione che conta un quarto degli abitanti di Roma causano solo sperperi. La soluzione è investire in tecnologie». Così ad Atri la Asl acquisterà un litotritore, strumento impiegato in Urologia per i calcoli vescicali, e una Tac. Sulla chiusura dell'Utic (la terapia intensiva di cardiologia), il più caldo dei temi, Varrassi ha replicato così alla montagna di polemiche: «Si è trattato solo di rimuovere una targa di un servizio che veniva usato pochissimo, il primario ha chiesto il trasferimento, ma il reparto verrà rafforzato con una convenzione con la cardiologia dell'Aquila. Trenta specializzandi saranno a disposizione della Asl di Teramo e ogni provincia avrà la sua Utic efficiente e funzionante».
LA REPLICA. «Dopo mesi di accuse reciproche e forti contrapposizioni, abbiamo finalmente trovato un punto d'incontro con la maggioranza, per il bene del San Liberatore». Gabriella Liberatore, capogruppo consiliare del Pd, si dice soddisfatta dell'accordo raggiunto. «Prevede la costituzione di una commissione speciale per l'ospedale ed il coinvolgimento di tutti i sindaci dell'Area vasta, cioè Atri, Pineto, Silvi, Città Sant'Angelo, Montesilvano, e dei centri dell'ex Ulss di Atri». La proposta per la costituzione della commissione speciale, avanzata dal sindaco, prevede, che l'organismo sia formato dallo stesso Astolfi, dal direttore sanitario dell'ospedale, da un esponente dell'opposizione consiliare e da otto rappresentanti degli operatori sanitari e della società civile, di cui quattro scelti dalla maggioranza e quattro dall'opposizione. Il coinvolgimento dei sindaci del comprensorio, invece, è stato proposto dall'opposizione. L'iniziativa prevede che la commissione speciale rediga un documento sull'ospedale da far esaminare ai primi cittadini del circondario in una seduta aperta del consiglio comunale di Atri da tenersi subito dopo Pasqua. Quel documento, contenente le proposte per il futuro assetto del San Liberatore, dovrà poi essere inviato a Chiodi. E la pace è fatta. (e.f. e ma.mu.)
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