Ospedale, infermieri con il contagocce
Il Nursind attacca: «C’è chi ha due anni di ferie arretrate e ora arrivano gli accorpamenti, ma la Asl non fa niente»
TERAMO. «Difficile decidere se siamo alla disperazione o piuttosto alla follia». Così esordisce Giuseppe De Zolt, segretario provinciale del Nursind nel denunciare le gravi carenze di infermieri in tutta la Asl.
«Le condizioni di lavoro in numerose divisioni e servizi sono a livello di dramma, ci sono colleghi con più di due anni di arretrati di ferie non godute, che vivono allo stremo delle forze, della resistenza umana e professionale, e non si vedono prospettive nel poterne usufruire! Ci sono colleghi con il diritto alla riduzione di orario per gravi situazioni familiari (cioè la legge 104) che si vedono regolarmente sottratto questo diritto», afferma il sindacalista.
De Zolt segnala come emblematico quel che accade nel reparto di neurologia del mazzini, dove è attivata la “Stroke unit”, una unità intensiva per la gestione del paziente critico colpito da ictus. Una speranza di vita per molti. «Ebbene, non solo mancano gli infermieri dedicati a tale attività, ma pur di mantenere attivo questo servizio essenziale ed esclusivo nella Asl di Teramo, gli infermieri subiscono assurdi carichi di lavoro a causa delle croniche carenze di organico, spesso si trovano da soli a svolgere l’assistenza al paziente o costretti a condividere illegalmente le proprie responsabilità col personale ausiliario». Il rischio è che invece di colmare le carenze si arrivi a pensare alla chiusura dell’unità.
Così come la risposta alla carenza di infermieri è, d’estate, ormai da troppo tempo, l’accorpamento dei reparti. «Nonostante si discuta da anni e la dirigenza abbia assunto più volte impegni per soluzioni sulle carenze organiche, con particolare riferimento al sacrosanto diritto di recuperare energie attraverso le ferie estive, anche quest’anno si sta già realizzando un pesante ed incredibile piano di accorpamenti», conferma De Zolt. Non a caso domani dovrebbe tenersi una riunione in cui decidere quali reparti verranno riuniti. Ma gli accorpamenti non solo riducono « la ricettività dei servizi (diminuendo i posti letto proprio quando il flusso turistico della nostra regione ne avrebbe maggiore bisogno), ma impone ritmi serrati nel lavoro, aumentando il rischio professionale e peggiorando le condizioni del paziente per l’assistenza! Per non parlare di una rianimazione che sopravvive con 10 infermieri in meno.Potremmo continuare a lungo la lista di “allarmi”, ma forse è giunta l’ora di spostare l’attenzione dei pazienti e dei cittadini sulle responsabilità della dirigenza, piuttosto che sui singoli casi di malasanità attribuita a noi infermieri, dimenticando le condizioni assurde nelle quali siamo costretti a lavorare!Non siamo qui ad esprimere facili giudizi, ma a chiedere risposte concrete ed urgenti».
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