Parolisi deve restare in carcere

Il gip non concede gli arresti domiciliari: «Può inquinare le prove»

TERAMO. Salvatore Parolisi resta in carcere. In quattro pagine di motivazioni il giudice respinge gli arresti domiciliari chiesti dalla difesa, sottolinea il pericolo di inquinamento delle prove ed esclude che Parolisi «sia stato un marito ed un padre modello».

Dopo quelli del tribunale del Riesame e della Cassazione, un altro giudice dice no alla scarcerazione del caporal maggiore imputato dell'omicidio della moglie Melania Rea, uccisa il 18 aprile con 35 coltellate nel bosco di Ripe.

Il gip Marina Tommolini - che nel corso di un'udienza fissata per il 12 marzo deciderà se accogliere o respingere la richiesta di un rito abbreviato - è chiara quando scrive: «l'indole "mite" del Parolisi descritta dai propri legali è anteriore al delitto, mentre il predetto, dal momento della sparizione di Melania in poi, ha adottato una condotta finalizzata a nascondere relazioni extraconiugali e aspetti non certo edificanti della propria vita privata (che portano ad escludere che sia stato un marito ed un padre modello), dimostrando di essere ben più preoccupato per la propria carriera militare che per il dramma della morte della moglie e, inquinando, di fatto le prove».

Per il giudice, dunque, - contrariamente a quanto tentato di dimostrare dai legali Valter Biscotti, Nicodemo Gentile e Federica Benguardato che giovedì scorso hanno presentato l'istanza per chiedere gli arresti domiciliari - non ci sono novità sostanziali rispetto a quanto sostenuto dal primo giudice del provvedimento cautelare e dunque sussiste ancora il rischio di inquinamento delle prove da parte di Parolisi «venendo in rilievo un delitto indiziario (in cui, tra l'altro, non sono state rinvenute le armi utilizzate) ed essendo stato scelto il rito abbreviato condizionato». Per conoscere il suo destino processuale il marito di Melania dovrà attendere l'udienza di marzo. Davanti all'imputato Parolisi (il militare sarà in aula) il giudice deciderà se concedere l'abbreviato condizionato ad una super perizia sull'ora della morte, così come chiesto dalla difesa del caporal maggiore che è decisa a scardinare l'accusa mettendo in discussione proprio uno dei suoi capisaldi: l'ora della morte della giovane mamma di Somma Vesuviana. E il 12 marzo contro Parolisi si costituirà parte civile anche la sua bambina di due anni. Con lei ci saranno i genitori di Melania che da aprile chiedono di conoscere la verità sull'omicidio della loro figlia.

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