Parolisi, indagini sul computer della caserma

La procura cerca messaggi cancellati dal pc usato dal caporal maggiore ad Ascoli

TERAMO. Nuove indagini sul computer di Parolisi. Non solo quello personale, ma anche quello in uso alla caserma Clementi di Ascoli dove fino ad aprile il caporal maggiore addestrava soldatesse. Premono sull'acceleratore le indagini della procura teramana che, decisa a chiudere l'inchiesta entro l'anno, cerca nuovi indizi contro l'uomo accusato di aver ucciso con 32 coltellate la moglie Melania Rea. Per questo ieri mattina a Teramo sono tornati i Ros. Ai carabinieri del reparto operativo speciale i pm Davide Rosati e Greta Aloisi hanno delegato nuovi accertamenti sia sul computer personale di Parolisi e sia su quello usato nella caserma Clementi di Ascoli. Cosa cercano gli inquirenti? Innanzitutto la possibilità di trasformare indizi in prove. Fino a questo momento, infatti, contro il caporal maggiore ci sono solo indizi che spesso nell'accertamento di una verità processuale equivalgono a zero.

IL COMPUTER. I militari del Ros sono gli stessi che a giugno, attraverso una rogatoria internazionale, sono riusciti a recuperare la memoria del profilo Facebook, quella cancellata da Parolisi il giorno dopo la scomparsa della moglie e cancellata anche dal pc della soldatessa amante dell'uomo. La donna a cui Parolisi diceva che si stava separando dalla moglie e a cui aveva promesso che a Pasqua l'avrebbe raggiunta ad Amalfi per conoscere i suoi genitori. Messaggi che sono serviti a ricostruire la relazione extraconiugale tra i due e che secondo le procure (sia quella di Ascoli sia quella di Teramo a cui il caso è passato per competenza territoriale) sono il movente dell'omicidio: Parolisi stretto tra due fuochi, quello della moglie e quello dell'amante. Ma cosa può esserci nel computer della caserma? Forse altri messaggi cancellati che potrebbero essere importanti per le indagini. A cominciare da quello in cui, sempre comunicando con la donna, dell'omicidio, Parolisi dice: «Melania deve sparire in una settimana». A che cosa si riferisce?.

LA FIGLIA. Intanto il tribunale dei minori di Napoli ha stabilito che il caporal maggiore può vedere sua figlia e per ora mantiene la patria potestà. In sette pagine i magistrati partenopei hanno stabilito che la piccola, per il momento, debba stare con i nonni materni (con cui vive dall'arresto del padre) e vedere tre volte a settimana Francesca Parolisi. Non solo. I giudici hanno respinto, per ora, la richiesta fatta dalla procura dei minori di revocare la patria potestà a Parolisi. Se ne riparlerà nell'udienza fissata per il 27 aprile del 2012, quando l'indagine della procura teramana sull'omicidio sarà chiusa. Per il momento, hanno scritto «Parolisi è un indagato in custodia cautelare in carcere».

E ancora: «oltre alla eventuale responsabilità dell'uccisione della moglie Melania a Parolisi non vengono contestate altre condotte pregiudizievoli nei confronti della figlia: questa semplice, ma decisiva circostanza, rende il procedimento relativo alla pronuncia di sospensione della potestà genitoriale legato, a filo doppio, agli sviluppi del processo penale al quale, in altri termini, è subordinato. Allo stato non vi è nemmeno la chiusura delle indagini preliminari e la richiesta, da parte del pm al gip, di archiviazione o di rinvio a giudizio: conseguentemente non vi è stato il vaglio dell'udienza preliminare».

Il caporal maggiore potrà vedere la figlia ogni tre settimane: si tratterà di incontri protetti che potrebbero avvenire anche al di fuori del carcere teramano di Castrogno.

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