Parolisi non vede la figlioletta a Natale
Serve il permesso di un giudice: l'incontro slitta a dopo le feste. Intanto, la procura cerca il Dna di Parolisi sulla siringa del depistaggio conficcata sul corpo di Melania a Ripe di Civitella
TERAMO. Salvatore Parolisi non vedrà la figlia per Natale. L'incontro in carcere si svolgerà dopo le feste perchè per portare la bimba a Teramo serve il provvedimento di un altro giudice. Intanto la procura cerca il Dna dell'uomo sulla siringa conficcata sul corpo di Melania.
L'appello del caporal maggiore, da luglio in carcere con l'accusa di aver ucciso la moglie con 32 coltellate nel bosco di Ripe, non è stato raccolto. L'uomo, attraverso i suoi difensori, più volte aveva chiesto di poter vedere la bambina per Natale. Questo dopo che il 2 dicembre i giudici del tribunale dei minori di Napoli hanno disposto che Parolisi può incontrare la figlioletta ogni tre settimane. Ma per vedere sua figlia il caporal maggiore dovrà aspettare ancora qualche settimana. Per consentire alla sorella di Parolisi di portare la bambina a Teramo, infatti, è necessario un provvedimento con cui il giudice tutelare autorizzi la donna a prendere la bambina la mattina e non nelle ore pomeridiane, così come invece disposto dai magistrati del tribunale di minori. I colloqui in carcere, infatti, avvengono solo in mattinata.
Intanto, in attesa che rientrino gli ultimi esami del Ris, la procura ha chiesto di poter esaminare le tracce di Dna presente sulla siringa del depistaggio, quella conficcata sul seno della donna. I pm sono convinti che l'autore del depistaggio sia Parolisi: per i magistrati è lui ad aver inciso la svastica sulla coscia della donna ed è lui ad aver sistemato la siringa. Gli inquirenti, inoltre, vogliono anche comparare il Dna trovato su quella siringa con quello scoperto sulle altre siringhe recuperate tra Ripe e San Giacomo, in un posto frequentato dai tossicodipendenti. Ma per il momento gli esami chiesti dalla procura con la formula dell'accertamento irripetibile non potranno essere fatti: la difesa di Parolisi, infatti, ha chiesto di bloccarli riservandosi di chiedere un incidente probatorio proprio su questo punto. L'inchiesta, ormai, è alle battute finali.
La procura nei giorni scorsi ha annunciato l'intenzione di chiedere il giudizio immediato entro la metà di gennaio: per il procuratore Gabriele Ferretti e per i pm Davide Rosati e Greta Aloisi gli indizi raccolti fino a questo momento sono tali e gravi da poter sostenere l'impianto accusatorio contro Parolisi. In particolare la perizia sulle celle telefoniche: secondo i consulenti della procura tra le 14.30 e le 15 del 18 aprile, giorno del delitto, il telefonino di Melania avrebbe agganciato solo la cella di Ripe e non quella di Colle San Marco. Questo, per i magistrati, significa che il caporal maggiore Salvatore Parolisi mente quando dice di aver portato la moglie Melania a Colle san Marco e di averla vista sparire per sempre mentre lui dondolava la bambina sull'altalena.
L'appello del caporal maggiore, da luglio in carcere con l'accusa di aver ucciso la moglie con 32 coltellate nel bosco di Ripe, non è stato raccolto. L'uomo, attraverso i suoi difensori, più volte aveva chiesto di poter vedere la bambina per Natale. Questo dopo che il 2 dicembre i giudici del tribunale dei minori di Napoli hanno disposto che Parolisi può incontrare la figlioletta ogni tre settimane. Ma per vedere sua figlia il caporal maggiore dovrà aspettare ancora qualche settimana. Per consentire alla sorella di Parolisi di portare la bambina a Teramo, infatti, è necessario un provvedimento con cui il giudice tutelare autorizzi la donna a prendere la bambina la mattina e non nelle ore pomeridiane, così come invece disposto dai magistrati del tribunale di minori. I colloqui in carcere, infatti, avvengono solo in mattinata.
Intanto, in attesa che rientrino gli ultimi esami del Ris, la procura ha chiesto di poter esaminare le tracce di Dna presente sulla siringa del depistaggio, quella conficcata sul seno della donna. I pm sono convinti che l'autore del depistaggio sia Parolisi: per i magistrati è lui ad aver inciso la svastica sulla coscia della donna ed è lui ad aver sistemato la siringa. Gli inquirenti, inoltre, vogliono anche comparare il Dna trovato su quella siringa con quello scoperto sulle altre siringhe recuperate tra Ripe e San Giacomo, in un posto frequentato dai tossicodipendenti. Ma per il momento gli esami chiesti dalla procura con la formula dell'accertamento irripetibile non potranno essere fatti: la difesa di Parolisi, infatti, ha chiesto di bloccarli riservandosi di chiedere un incidente probatorio proprio su questo punto. L'inchiesta, ormai, è alle battute finali.
La procura nei giorni scorsi ha annunciato l'intenzione di chiedere il giudizio immediato entro la metà di gennaio: per il procuratore Gabriele Ferretti e per i pm Davide Rosati e Greta Aloisi gli indizi raccolti fino a questo momento sono tali e gravi da poter sostenere l'impianto accusatorio contro Parolisi. In particolare la perizia sulle celle telefoniche: secondo i consulenti della procura tra le 14.30 e le 15 del 18 aprile, giorno del delitto, il telefonino di Melania avrebbe agganciato solo la cella di Ripe e non quella di Colle San Marco. Questo, per i magistrati, significa che il caporal maggiore Salvatore Parolisi mente quando dice di aver portato la moglie Melania a Colle san Marco e di averla vista sparire per sempre mentre lui dondolava la bambina sull'altalena.
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