Parolisi, test del Dna su un ex indagato

Melania, svolta al processo: prelievi di saliva a tre macedoni, uno di loro è già stato sospettato

TERAMO. Il giudice scandisce e fissa i tempi del processo per diradare le ombre e spazzare via ogni dubbio. Non solo con la super perizia sull'ora della morte. Chiede il Dna di tre macedoni operai edili che nell'immediatezza dei fatti furono sentiti e, in in un caso, indagati dopo il sequestro di un'auto. Dovrà essere confrontato con una piccola traccia trovata su una manica del giubbotto della vittima. Per illuminare ogni zona d'ombra, per chiarire ogni minimo sospetto. Inizia da qui la seconda udienza del rito abbreviato a Salvatore Parolisi, il caporal maggiore imputato dell'omicidio della moglie Melania Rea uccisa con 35 coltellate nel bosco di Ripe. 

I MACEDONI. Il gup Marina Tommolini ripesca dai faldoni dell'inchiesta i tre macedoni operai edili, tra cui un padre e un figlio, che nel giorno del delitto lavoravano in un cantiere di Colle San Marco. Uno di loro venne indagato dalla procura di Ascoli. Il suo nome finì nel registro degli indagati perchè la sua auto venne sequestrata per essere perquisita. Non venne trovata nessuna traccia di sangue nè altre tracce riconducibili alla presenza di Melania. I tre entrarono nell'inchiesta dopo il ritrovamento del cadavere, quando il cane molecolare impegnato nelle ricerche si fermò davanti all'auto di uno di loro, una Fiat Bravo parcheggiata vicino al cantiere edile. Ma quella macchina è stata smontata ed ispezionata più volte dai carabinieri del Ris. La posizione dell'indagato è stata successivamente archiviata. I tre dovranno comparire in un'udienza fissata per il 30 maggio. Per quella data dovranno essere già stati sottoposti ad un prelievo di Dna e saliva. Campioni che poi dovranno essere confrontati con la piccola traccia di Dna maschile (l'unica non riconducibile a Parolisi) trovata su una manica del giacchino indossato da Melania. 

RAPPORTI SESSUALI. In sei ore (l'udienza inizia alle 10.30 e finisce alle 16) il gup consegna ai periti i quesiti per accertare l'ora della morte e stabilire i tempi di permanenza del Dna sulla bocca di Melania. Ma chiede anche altro. Dai suoi consulenti Gianluca Bruno e Sara Gino vuole sapere se nei giorni precedenti alla morte la vittima abbia avuto rapporti sessuali. Le due autopsie eseguite sul corpo di Melania hanno escluso tracce di violenza sessuale, ma hanno accertato la presenza di spermatozoi. Novanta giorni, a partire da ieri, i tempi per le perizie. Anche per esaminare le tracce di sperma trovate su un fazzoletto di carta recuperato sulla scena del delitto. Il 13 luglio nuova udienza con i periti. L'11 maggio inizieranno le operazioni alla presenza di tutti i consulenti: Adriano Tagliabracci per la procura, Marina Baldi e Francesco Introna per la parte civile. 

I TESTIMONI. Ma ieri davanti al giudici sono stati risentiti tre testimoni la cui audizione era stata chiesta dalla difesa proprio nell'ambito del rito abbreviato. Sfilano un ragazzino ascolano di 17 anni che quel 18 aprile era sul pianoro di Colle San Marco e che ha detto di aver visto una bambina vicino all'altalena (quella dietro al chiosco) senza però ricordare nient'altro. «Non so neanche se avesse i capelli lunghi o corti» ha ripetuto. In aula anche il militare che quel giorno era di sentinella a Ripe e che ha sempre detto di non aver visto nulla e l'addestratore del cane molecolare. Un cane che ha fiutato tracce di Melania al monumento di Ascoli.

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