NOTARESCO
Perde l’udito dopo un’operazione: pagano Asl e medico
Il tribunale civile condanna a risarcire di 32mila euro il danno subìto da un’imprenditrice 60enne sei anni fa
NOTARESCO. Ha perso l’udito a un orecchio sei anni fa in seguito a un’operazione di timpanoplastica e per questo dopo sei anni, grazie a una sentenza del giudice Marcello Cozzolino del tribunale civile di Chieti, ha ottenuto un risarcimento complessivo di circa 32mila euro. È la storia di M.T., imprenditrice 60enne di Notaresco, che nel 2016 si è dovuta sottoporre a un’operazione chirurgica di timpanoplastica all’orecchio sinistro per una pregressa perforazione della membrana timpanica all’ospedale Santissima Annunziata di Chieti. La donna dopo aver perso l’udito ha fatto causa alla Asl di Chieti e all'otorino che ha eseguito le operazioni.
«La sentenza del giudice Cozzolino», dichiara l’avvocato Roberto Di Mattia che ha assistito la donna, «ha dichiarato la responsabilità solidale del primario otorino e della Asl di Chieti,condannandoli al pagamento in favore dell’imprenditrice di 25.678 euro, oltre la rivalutazione monetaria dal 2021 sino ad oggi, a titolo di risarcimento del danno biologico, di 5mila euro per il danno morale e di 1.220 euro per il danno patrimoniale».
Nel 2016 l’imprenditrice, dopo aver sottoscritto un modulo di consenso informato per un intervento di timpanoplastica chiusa, è stata sottoposta a un intervento di timpanoplastica aperta all’ospedale di Chieti. «Durante l’intervento si è verificata una lesione della dura madre (una parte dell’orecchio ndr), con alta probabilità riconducibile a una non idonea manovra chirurgica», si legge nella sentenza, «a causa di questa lesione è comparsa la liquorrea all’orecchio sinistro, che a detta dell’azienda e del sanitario si sarebbe risolta, evitando un successivo intervento di revisione chirurgica, attraverso delle fasciature strette della regione mastoidea, e che, a detta dei testimoni, l’imprenditrice si è rifiutata di effettuare dicendo che le causavano cefalea».
Nella sentenza si precisa che la lesione non poteva essere curata con la fasciatura, ma solo con un intervento chirurgico, e così l’imprenditrice è stata di nuovo ricoverata all’ospedale di Chieti e il 21 marzo 2016 è stata sottoposta ad un nuovo intervento chirurgico, nel quale però il problema della lesione non è stato risolto. “Così si è sottoposta a un terzo intervento chirurgico, il 26 aprile 2016 a Piacenza», continua la sentenza, «nel quale l’unica soluzione possibile per evitare complicazioni è stata quella di chiudere il condotto uditivo».