Perseguita l’ex, medico arrestato
Era già stato condannato perché aveva tentato di ucciderla.
TERAMO. Ad aprile è stato condannato a due anni e sei mesi per il tentato omicidio della ex moglie. In attesa dell’Appello ha continuato a molestare la donna con telefonate e sms. Ieri è tornato in carcere: questa volta è accusato di stalking.
Lui è un medico di 44 anni che lavora a Roma (non facciamo il suo nome per tutelare i figli minori), mentre la ex moglie è una donna di origine albanese che da tempo si è trasferita dai familiari a San Nicolò a Tordino. Domenica sera l’uomo è stato arrestato nella Capitale in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare firmata dal gup Guendalina Buccella su richiesta dal pm Bruno Auriemma: per l’accusa avrebbe perseguitato la sua ex per mesi
Ieri mattina il professionista, rinchiuso nel carcere di Regina Coeli, ha risposto alle domande del giudice nel corso dell’interrogatorio di garanzia che si è svolto per rogatoria. Il medico si è difeso dicendo di aver telefonato più volte alla ex moglie solo per accertarsi delle condizioni di salute dei figli, in particolare in questi giorni di allarme per l’influenza A.
Nel maggio dell’anno scorso l’uomo venne arrestato con la pesante accusa di aver tentato di uccidere la ex moglie. Il fatto è avvenne a San Nicolò, all’incrocio tra via Cristoforo Colombo e via Giovanni XXIII. Qui il professionista, arrivato la mattina stessa dalla Capitale, attese che la ex moglie uscisse di casa per andare al lavoro e, secondo la ricostruzione fatta all’epoca dai carabinieri, la travolse con la sua auto facendola cadere violentemente sull’asfalto. Dopo aver fermato la vettura, scese ed armato dell’antifurto bloccapedali, un grosso pezzo di ferro, cominciò a picchiare la donna che era a terra.
I primi ad intervenire furono due automobilisti di passaggio che inizialmente pensarono che l’uomo volesse soccorrere la donna che qualche minuto prima aveva investito. Ben presto, però, si accorsero che l’uomo in realtà la picchiava e così, non senza difficoltà, riuscirono a fermarlo prima dell’arrivo dei militari. La donna venne portata al pronto soccorso dell’ospedale e venne dimessa con una prognosi di due settimane.
Per quell’episodio l’uomo è finito a processo, nel corso del quale l’accusa di tentato omicidio è stata derubricata in lesioni gravissime. Durante le numerose udienze che si sono svolte davanti al giudice la donna e numerosi testimoni hanno parlato di una separazione molto difficile, con scontri e accuse di vario tipo. In aula è stata anche ricostruita l’aggressione con il blocca pedali e il successivo ricovero in ospedale della donna. Ad aprile, dopo numerose udienze, l’uomo è stato condannato a due anni e sei mesi. Dopo la carcerazione preventiva e un successivo periodo di arresti domiciliari, era in libertà, in attesa del processo d’appello. Questo non gli ha impedito di tornare a perseguitare con telefonate e sms la ex moglie e madre dei suoi figli.
Lui è un medico di 44 anni che lavora a Roma (non facciamo il suo nome per tutelare i figli minori), mentre la ex moglie è una donna di origine albanese che da tempo si è trasferita dai familiari a San Nicolò a Tordino. Domenica sera l’uomo è stato arrestato nella Capitale in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare firmata dal gup Guendalina Buccella su richiesta dal pm Bruno Auriemma: per l’accusa avrebbe perseguitato la sua ex per mesi
Ieri mattina il professionista, rinchiuso nel carcere di Regina Coeli, ha risposto alle domande del giudice nel corso dell’interrogatorio di garanzia che si è svolto per rogatoria. Il medico si è difeso dicendo di aver telefonato più volte alla ex moglie solo per accertarsi delle condizioni di salute dei figli, in particolare in questi giorni di allarme per l’influenza A.
Nel maggio dell’anno scorso l’uomo venne arrestato con la pesante accusa di aver tentato di uccidere la ex moglie. Il fatto è avvenne a San Nicolò, all’incrocio tra via Cristoforo Colombo e via Giovanni XXIII. Qui il professionista, arrivato la mattina stessa dalla Capitale, attese che la ex moglie uscisse di casa per andare al lavoro e, secondo la ricostruzione fatta all’epoca dai carabinieri, la travolse con la sua auto facendola cadere violentemente sull’asfalto. Dopo aver fermato la vettura, scese ed armato dell’antifurto bloccapedali, un grosso pezzo di ferro, cominciò a picchiare la donna che era a terra.
I primi ad intervenire furono due automobilisti di passaggio che inizialmente pensarono che l’uomo volesse soccorrere la donna che qualche minuto prima aveva investito. Ben presto, però, si accorsero che l’uomo in realtà la picchiava e così, non senza difficoltà, riuscirono a fermarlo prima dell’arrivo dei militari. La donna venne portata al pronto soccorso dell’ospedale e venne dimessa con una prognosi di due settimane.
Per quell’episodio l’uomo è finito a processo, nel corso del quale l’accusa di tentato omicidio è stata derubricata in lesioni gravissime. Durante le numerose udienze che si sono svolte davanti al giudice la donna e numerosi testimoni hanno parlato di una separazione molto difficile, con scontri e accuse di vario tipo. In aula è stata anche ricostruita l’aggressione con il blocca pedali e il successivo ricovero in ospedale della donna. Ad aprile, dopo numerose udienze, l’uomo è stato condannato a due anni e sei mesi. Dopo la carcerazione preventiva e un successivo periodo di arresti domiciliari, era in libertà, in attesa del processo d’appello. Questo non gli ha impedito di tornare a perseguitare con telefonate e sms la ex moglie e madre dei suoi figli.