Pineto, bimba annegata: madre e bagnino sotto accusa
Nicole morta a 5 anni: il pm chiede il giudizio per la donna che era in spiaggia e per il bagnino in servizio in quel tratto
PINETO. Spezza l’equilibrio tra giustizia e compassione. Ma un procedimento penale è una successione di atti che, spesso, scandisce tragedie. Come quella di Nicole Tonutti, la bambina di 5 anni di Udine annegata a Pineto nel giugno dell’anno scorso. A quattordici mesi da quel drammatico pomeriggio il pm Luca Sciarretta ha chiuso l’inchiesta chiedendo il rinvio a giudizio per la mamma della piccola che al momento del fatto si trovava in spiaggia e per il bagnino che aveva l’incarico di sorveglianza di quel tratto di mare.
L’accusa per entrambi è quella di omicidio colposo perchè, sostiene la Procura, i due, nei diversi ruoli, avevano l’obbligo giuridico di impedire il fatto. Ora sarà il gup, nel corso dell’udienza preliminare, a decidere per un processo o per un non luogo a procedere. Alla madre il magistrato contesta di aver fatto rimanere la piccola in mare da sola omettendo di farle indossare i braccioli galleggianti: perchè spesso il codice di procedura scandisce tragedie che hanno già travolto le vite di chi resta. Come quella di una mamma che ha perso la figlia.
Secondo l’accusa del pm, invece, il bagnino non avrebbe esercitato una continua ed adeguata sorveglianza nell’area di mare di propria competenza violando così l’ordinanza di sicurezza balneare emessa per quel tratto. Per il sostituto procuratore, inoltre, lo stesso non avrebbe utilizzato la piattaforma di osservazione, ovvero la cosiddetta torretta, installata in quel tratto e a sua disposizione proprio per garantire la più ampia visuale del mare e dei bagnanti.
Quel pomeriggio del 22 giugno la piccola era arrivata in spiaggia con la mamma, all’epoca dei fatti giocatrice di basket ad Udine, e con alcune amiche della donna per trascorrere qualche ora. Erano arrivate da Pescara a Pineto. Tutto avvenne in pochi istanti. Secondo la ricostruzione stabilita dall’inchiesta la bimba, intorno alle 16, era entrata in acqua, con la mamma che la osservava dall'ombrellone insieme alle due amiche. Ad un tratto la bimba sarebbe scomparsa dalla sua visuale con la donna che aveva subito dato l'allarme allo stabilimento. A trovare il corpicino era stato un addetto alla pulizia della spiaggia che, considerata la corrente, l’aveva cercata più a sud, in corrispondenza della spiaggia libera. L’aveva trovata con il viso all’ingiù, già priva di sensi. I soccorsi erano stati immediati e in poco tempo era arrivata l’ambulanza del 118, ma per la piccola non c’era stato niente da fare La successiva autopsia stabilì che la piccola era morta annegata, escludendo un improvviso malore tra cui quello di una congestione. Quel pomeriggio, ricostruisce il magistrato nella sua richiesta di rinvio a giudizio, il mare era poco mosso. La parola ora passa al giudice.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
L’accusa per entrambi è quella di omicidio colposo perchè, sostiene la Procura, i due, nei diversi ruoli, avevano l’obbligo giuridico di impedire il fatto. Ora sarà il gup, nel corso dell’udienza preliminare, a decidere per un processo o per un non luogo a procedere. Alla madre il magistrato contesta di aver fatto rimanere la piccola in mare da sola omettendo di farle indossare i braccioli galleggianti: perchè spesso il codice di procedura scandisce tragedie che hanno già travolto le vite di chi resta. Come quella di una mamma che ha perso la figlia.
Secondo l’accusa del pm, invece, il bagnino non avrebbe esercitato una continua ed adeguata sorveglianza nell’area di mare di propria competenza violando così l’ordinanza di sicurezza balneare emessa per quel tratto. Per il sostituto procuratore, inoltre, lo stesso non avrebbe utilizzato la piattaforma di osservazione, ovvero la cosiddetta torretta, installata in quel tratto e a sua disposizione proprio per garantire la più ampia visuale del mare e dei bagnanti.
Quel pomeriggio del 22 giugno la piccola era arrivata in spiaggia con la mamma, all’epoca dei fatti giocatrice di basket ad Udine, e con alcune amiche della donna per trascorrere qualche ora. Erano arrivate da Pescara a Pineto. Tutto avvenne in pochi istanti. Secondo la ricostruzione stabilita dall’inchiesta la bimba, intorno alle 16, era entrata in acqua, con la mamma che la osservava dall'ombrellone insieme alle due amiche. Ad un tratto la bimba sarebbe scomparsa dalla sua visuale con la donna che aveva subito dato l'allarme allo stabilimento. A trovare il corpicino era stato un addetto alla pulizia della spiaggia che, considerata la corrente, l’aveva cercata più a sud, in corrispondenza della spiaggia libera. L’aveva trovata con il viso all’ingiù, già priva di sensi. I soccorsi erano stati immediati e in poco tempo era arrivata l’ambulanza del 118, ma per la piccola non c’era stato niente da fare La successiva autopsia stabilì che la piccola era morta annegata, escludendo un improvviso malore tra cui quello di una congestione. Quel pomeriggio, ricostruisce il magistrato nella sua richiesta di rinvio a giudizio, il mare era poco mosso. La parola ora passa al giudice.
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