la protesta
Pineto: «Dopo lo scoppio siamo stati dimenticati»
La rabbia dei residenti di Mutignano che hanno dovuto lasciare le case per l’esplosione del gasdotto: «Qui è tutto fermo»
PINETO. Hanno perso tutto in quel terribile scoppio e dentro di loro c’è la rabbia di non essere più considerati, ma abbandonati al loro destino. Sono passati otto mesi da quando il gasdotto di Colle Cretone, a Mutignano, scoppiò ferendo otto persone e devastando tre abitazioni facendo, ma tutto sembra rimasto fermo a quel giorno. L’area è ancora sotto sequestro. Un cartello appeso a delle recinzioni indicano che sono in corso dei lavori, ma a sentire i residenti in realtà sarebbero fermi Al momento è stata ripristinata solo l’elettricità nella zona. A denunciare lo stallo della situazione sono le stesse famiglie coinvolte.
Da quando c’è stata l’esplosione Loredana Ferretti abita in affitto in un appartamento di amici, poco distante dal luogo dove si trova la propria abitazione che ha dovuto abbandonare. «A settembre», racconta, «degli operai e tecnici sono venuti a fare degli scavi nella zone dello scoppio, non ci hanno detto nulla, sappiamo solo che vogliono sistemare una linea provvisoria del gas. Se non ci daranno la sicurezza che tutto venga eseguito a norma, di certo non resteremo più qui. La giustizia è lenta e al momento non c’è stata alcuna udienza. È tutto bloccato. Viviamo ancora di un acconto che ci ha dato all’inizio la Snam, poi nulla». «Dobbiamo pagare l’affitto a nostre spese», aggiunge con amarezza la donna, «nessuno si è interessato alla nostra condizione di sfollati. Abbiamo ancora paura, i miei bambini di 11 e 16 anni sono ancora scossi e spaventati. Quando ci affacciamo alla finestra e guardiamo la nostra casa bruciata è un colpo al cuore». La signora che ospita i Ferretti ci dice che anche se la sua abitazione è stata dichiarata agibile ha dovuto sistemare infissi e vetri a proprie spese.
L’altra famiglia coinvolta dallo scoppio è ancora ospite da alcuni parenti a Mutignano centro. Mariannina Ferretti piange nel ricordare i momenti della tragedia e dice: «La nostra vita è qui e ce l’hanno distrutta. Abbiamo fatto i sacrifici che nessuno ci ripagherà. Dopo 8 mesi siamo ancora tutti stressati. Una cosa è certa: le nostre abitazioni stanno marcendo sotto la pioggia ed anche la struttura e le mura che potevano essere recuperate stanno rovinandosi, mangiate dall’umidità».
Fuori in giardino c’è Eugenio Ferretti, pensionato. Aveva il suo orto e i suoi animali: tutto bruciato. Spesso torna con la sua carriola nei pressi della sua ex abitazione per tagliare l’erba attorno alle aiuole. Sotto il sole di novembre, di fianco al gasdotto squarciato ci sono ancora i tronchi anneriti di alcuni albero di quercia carbonizzati e pericolanti. Una visione spettrale che sembra voler ricordare a tutti che nulla è cambiato veramente da quel terribile giorno di marzo.
Domenico Forcella
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