Pineto, stabilizzate le 10 precarie

Alcune attendevano l'assunzione a tempo indeterminato da oltre 15 anni

PINETO. Hanno atteso chi dieci anni, chi addirittura 15 e in un paio di casi anche 17. Sono le dieci lavoratrici che per tanto tempo hanno prestato servizio al Comune di Pineto in condizioni di precarietà, in qualità di lavoratrici socialmente utili, in mobilità o con contratti di collaborazione coordinata e continuativa. Da ieri sono state tutte stabilizzate.

Grazie a un'assunzione part-time passano dalle 15 ore da precarie a 18 ore a tempo indeterminato. Ieri il sindaco Luciano Monticelli e il dirigente dell'area personale Mario Di Simone, alla presenza delle lavoratrici, hanno illustrato il piano che ha permesso al Comune di Pineto di raggiungere questo importante traguardo. «Tre anni fa con le organizzazioni sindacali», ha spiegato il primo cittadino pinetese, «avevamo concordato un percorso per la stabilizzazione di queste lavoratrici, che garantiscono uno straordinario supporto nell'assistenza scolastica, nelle attività nel centro anziani, nel sostegno ai diversamente abili.

Noi abbiamo rispettato le promesse fatte alle lavoratrici ed oggi siamo orgogliosi di dire che abbiamo potuto stabilizzarle a 18 ore settimanali, garantendo loro gli stessi diritti di un lavoratore dipendente».  Il ringraziamento delle lavoratrici va all'amministrazione comunale per la promessa mantenuta. «Dopo così tanto tempo», dice Orietta Granito, una delle dieci precarie che ha ottenuto dopo circa 15 anni la stabilizzazione, «grazie all'impegno del sindaco Monticelli e della sua giunta abbiamo ottenuto un contratto definitivo.

Abbiamo vissuto in questi anni senza mai avere la certezza di non perdere il nostro posto di lavoro. Oggi non possiamo che essere felici».  Il sindaco attacca la Regione e la giunta Chiodi: «In campagna elettorale avevano promesso posti di lavoro a tutti, raccoglievano curriculum. Hanno venduto solo fumo. Ogni mese 25-30 persone, non solo giovani, bussano da me per un lavoro. Ma che possiamo fare? Le risposte le devono dare Regione e Governo centrale».

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