Piromane colpisce ancora in città

Fiamme dietro al palasport dopo il rogo contro canile e sede della Team

TERAMO. Il piromane colpisce ancora. Ma cambia zona. Se finora aveva preferito contrada Carapollo, lungo il Tordino ieri si è spostato a nord, lungo il Vezzola. L'orario è quello di sempre: alle 15,30 sono scoppiati due incendi paralleli sotto al Palascapriano. Uno all'inizio e uno alla fine del ponte. Per fortuna le fiamme sono state domate in poco più di un'ora dai vigili del fuoco. C'è una sola mano, quella di una stessa persona, dietro gli ultimi due roghi e gli incendi di un mese fa in città. La procura ha aperto un'inchiesta e attende che il piromne, che sceglie posti plateali, faccia il suo primo errore.

Abbiamo sentito il sindaco, è preoccupatissimo. L'incendio di due giorni fa avrebbe potuto provocare per disastro al canile e nel deposito della Team. Sette ettari sono andati in fumo. «Ma c'è stato il rischio di danni ben più pesanti», sottolinea Maurizio Brucchi, «Avrebbe potuto distruggerlo uccidendo gli animali ospitati al suo interno». «Sarebbe stata una strage», continua il sindaco, «in quel momento c'è stata molta paura». Se l'incendio si fosse esteso al deposito della Team che si trova nella stessa zona, i danni sarebbero stati incalcolabili. «Lì ci sono materie plastiche e rifiuti riciclati», spiega Brucchi, «che avrebbero alimentato il rogo».

Le fiamme appiccate proprio in quell'area sono il frutto di un atto doloso, ma non destinato al colpire la Team oppure il canile. E' più un gesto plateale, l'atto di un malato del fuoco che sceglie posti molto in vista. «Mi auguro solo che si sia trattato di un incendio spontaneo», dice Brucchi, «comunque non ho ricevuto minacce né pressioni di alcun tipo». Il sindaco, ieri mattina, ha contattato i vertici della Team ricevendo assicurazioni sul fatto che non ci sono mai stati segnali allarmanti o che avrebbero potuto far pensare a un attentato contro la società.

«Qualcuno ha visto una persona allontanarsi dall'incendio, la forestale sta indagando», rivela Brucchi, «ma bisogna verificare quale sarebbe stato lo scopo di un atto doloso». Brucchi aspetta la conclusione dell'inchiesta della procura ma è pronto a potenziare i sistemi di sicurezza a difesa del deposito della Team. «L'area è recintata, ci sono le telecamere», tiene a precisare il primo cittadino, «valuteremo la possibilità di utilizzare ulteriori strumenti e di aumentare la vigilanza».

Se si fosse trattato di un atto doloso, ripete il sindaco, non se ne capirebbero le motivazioni. «Posso solo pensare che l'incendio sia stato innescato da un gesto sconsiderato», conclude Maurizio Brucchi. «Situazioni del genere stanno capitando troppo spesso purtroppo, ma non credo ci sia qualcosa contro il canile o la Team». Le indagini forse chiariranno la natura dell'incendio, diranno chi è il misterioso incendiario, e quel punto l'amministrazione prenderà i provvedimenti necessari per evitare ulteriori pericoli alla città. (l.c. e g.d.m.)

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