Prati di Tivo, allarme del sindaco: «È a rischio l’apertura invernale» 

Villani: «Sull’impianto antivalanga Regione e Provincia facciano quanto è di loro competenza Ed è troppo distante il termine del 28 ottobre per l’acquisto degli impianti da parte di Finori»

PIETRACAMELA. «Una situazione di stallo che si trascina da anni come quella degli impianti di Prati di Tivo meriterebbe una discussione in sedi istituzionali con un confronto per risolvere i problemi e non acuirli. Per questo c’è la disponibilità della nostra aministrazione a colloquiare con tutti i soggetti, tanto più quelli istituzionali, per la risoluzione di una situazione gravosa e cronica». A lanciare un appello per una risoluzione rapida e condivisa agli attori istituzionali coinvolti nell’annosa situazione degli impianti di risalita di Prati di Tivo, dopo il recente botta e risposta tra Regione e Provincia, è il sindaco di Pietracamela Antonio Villani, che invita le istituzioni a incontrarsi attorno a un tavolo e non a scontrarsi sui media sui tanti problemi che affliggono la stazione. Lo fa affrontando i punti nevralgici: in primis la questione del sistema di sicurezza della stazione e la mancata riapertura invernale 2023-24, che rischia di ripetersi. Lo scorso inverno il Coreneva (il comitato tecnico regionale per lo studio delle valanghe) aveva rilasciato al gestore e custode giudiziale degli impianti dei Prati Marco Finori l’autorizzazione all'apertura della cabinovia, in assetto pedonale dietro adempimento di prescrizioni, ma non delle piste. Il sistema di protezione attraverso gli esploditori O’bellx non è stato più installato a monte dal 2020, quando una slavina distrusse tre campane. «La seggiocabinovia invernale in versione pedonale è come quella estiva», scrive Villani, «questo impianto è dotato di un sistema di protezione antivalanghe autonomo rispetto agli O’bellx con un paravalanghe e un sistema Gasex. Se Finori avesse chiesto l’apertura degli altri impianti per l’utilizzo delle piste allora sarebbe stato utile, ma non necessario, il posizionamento degli O’bellx, ma per la seggiocabinovia in assetto pedonale non era un problema. Quindi ci chiediamo: perché non ha aperto la cabinovia? Perché non ha ottemperato alle prescrizioni degli uffici regionali? Sarà forse perché non c’era convenienza?». Il primo cittadino incalza: «Nel gennaio scorso abbiamo inviato una lettera alla regione chiedendo se Finori fosse l’effettivo gestore della cabinovia e non abbiamo ricevuto risposta, come alla lettera inviata a Finori per avere contezza della mancata riapertura della seggiocabinovia». Sulla gestione degli O’bellx Villani spiega: «La Provincia è solo soggetto attuatore, in attesa di stabilire chi debba essere il proprietario e gestore definitivo. In una riunione a gennaio in Regione si parlò di un eventuale affidamento in maniera definitiva degli esploditori al Comune di Pietracamela. Noi ci siamo sempre resi disponibili, ma sono necessarie due condizioni: che la Regione ci garantisca un finanziamento annuale per la manutenzione e gestione delle campane e che la Provincia provveda a completare la manutenzione dei 12 O’bellx e li ricollochi sulle piattaforme alle pendici del Corno Piccolo».
Il sindaco passa, quindi, alle prospettive future della stazione dopo la sentenza del tribunale di Teramo che invita la società pubblico-privata in liquidazione Gran Sasso Teramano (Gst) proprietaria degli impianti (di cui fa parte anche il Comune di Pietracamela come socio di minoranza) e il gestore e custode giudiziale Finori ad addivenire a un accordo entro il 28 ottobre per l’acquisto delle attrezzature da parte di Finori a un milione e 550mila euro e con precise disposizioni. Soluzione transattiva accettata dai soci della Gst, che hanno dato mandato al liquidatore Gabriele Di Natale di avviare la trattativa con Finori. «Ci si augura che tutto si risolva al 28 ottobre, ma per l’eventuale stagione invernale la data è troppo distante», conclude Villani, «ci sono dei tempi tecnici di manutenzione degli impianti che non sono così immediati. Noi siamo speranzosi, anche se l’esperienza degli ultimi anni ci ha abituato ad aspettarci di tutto».
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