Prelevato il Dna dei tre operai macedoni

Ma non sono mai stati nel bosco di Ripe, lo confermano cellulari e telecamere. Ora i test saranno comparati con la piccola traccia di Dna maschile trovata su una manica del giacchino della vittima

TERAMO. Da ieri il loro Dna è a disposizione dei carabinieri: le indagini sull'omicidio di Melania Rea incrociano ancora le vite dei tre macedoni. Le hanno già svelate e messe a nudo tra aprile e maggio dell'anno scorso, quando in una girandola di perquisizioni e interrogatori, gli operai edili, tra cui padre e figlio, avevano già dato la loro disponibilità al prelievo spontaneo di Dna. Ma allora - Salvatore Parolisi non era ancora indagato per il delitto della moglie - gli accertamenti disposti dalla procura di Ascoli (prima che il caso passasse a Teramo per competenza territoriale) esclusero ogni loro possibile presenza sul luogo del delitto.

Una certezza, quella di investigatori e inquirenti, fondata anche sulle verifiche dei tabulati telefonici: il 18 aprile, giorno del delitto, i tre sono sempre rimasti nella zona del cantiere di Colle San Marco dove lavoravano. La posizione dell'unico indagato, iscrizione fatta per consentire il sequestro della sua vettura, è stata subito archiviata. Oggi le vite dei tre macedoni tornano nuovamente ad incrociarsi con il delitto di Melania. Venerdì mattina, infatti, il giudice Marina Tommolini, davanti al quale si celebra il rito abbreviato per Parolisi, ha disposto il prelievo del loro Dna e ha fissato per il 30 maggio la loro audizione.

E ieri mattina i tre si sono sottoposti volontariamente al tampone del Dna nella caserma di Ascoli. E' evidente che l'obiettivo sia quello di procedere processualmente spazzando via ogni dubbio. Anche il più infinitesimale. E nei dieci faldoni dell'inchiesta c'è una zona d'ombra che il gup vuole illuminare: quella che riguarda il momento in cui il cane molecolare (ritenuto inattendibile dalla procura che ha disposto anche una contro perizia con un super esperto) si ferma davanti al cantiere edile di Colle San Marco dove i tre lavoravano, in particolare davanti alla macchina di una di loro. E quella Fiat Bravo di colore blu, proprio nell'immediatezza dei fatti, è stata sequestrata, smontata e ispezionata anche con il luminol a caccia di eventuali macchie di sangue. Non solo. E' stato perquisito il cantiere, sono state ispezionate le case dei tre che vivono a Colli del Tronto.

E ancora. Le telecamere del bar di Colle San Marco li hanno immortalati mentre si spostano a bordo di un furgone per trasportare del materiale (così come detto durante l'interrogatorio): avviene tra le 14.30 e le 15 del 18 aprile, negli stessi momenti in cui Melania viene uccisa a Ripe. Ora il Dna dei tre verrà confrontato con la piccola traccia di Dna maschile (una delle poche non riconducibile a Parolisi) trovata su una manica del giacchino della vittima. In un processo in cui l'imputato è accusato di omicidio pluriaggravato nulla può essere tralasciato.

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