Pugnalato 20 volte dopo il pestaggio
Artigiano ex atleta ucciso nella sua officina di insegne a San Nicolò.
TERAMO. Venti fendenti inferti con odio e rabbia, vibrati con forza per uccidere. E poi tanti calci, schiaffi e pugni. Ennio Costantini, 69 anni, conosciuto come Max, artigiano, ex pugile, è morto dissanguato dopo essere stato massacrato con coltellate e botte. Il suo corpo è stato scoperto intorno alle 23.40 di lunedì nel piccolo laboratorio artigianale di San Nicolò dove l’uomo fabbricava insegne pubblicitarie e dove, ormai da anni, viveva da solo nelle due stanze, cucina e camera da letto, ricavate in un angolo del capannone.
Non si è difeso l’ex atleta dalla corporatura robusta: ha incassato botte e coltellate senza reagire. Sulle sue mani non è stata trovata nessuna ferita, nessun segno di colluttazione. Forse qualcuno lo bloccava mentre un altro lo colpiva. Con il passare delle ore, infatti, negli investigatori si è rafforzata l’ipotesi che ad agire sia stata più di una persona. Probabilmente qualcuno che la vittima conosceva, che ha fatto entrare nella sua azienda, visto che sulle porte del capannone non ci sono segni di effrazione.
Vasto il ventaglio delle piste seguite dagli investigatori, anche se la brutalità del gesto porta a prediligere un delitto d’impeto, passionale, di vendetta, forse maturato nella sfera sentimentale. Perde consistenza quella della rapina, circolata nelle prime ore, visto che il portafoglio con i soldi e qualche piccolo oggetto di valore non sono stati toccati. Il portafoglio è rimasto nella tasca, mentre un anello e una catenina in camera da letto. Non si trascura la vendetta per un debito, forse un grosso prestito non pagato.
LA SCOPERTA. L’allarme è stato dato poco prima dalla mezzanotte dalla guardia giurata che tutte le sere fa il giro di controllo nella vecchia area artigianale di San Nicolò, alle porte di Teramo. E’ stato lui a scoprire il corpo dell’artigiano e a chiamare la polizia. Costantini, che fino alle 20 era stato in un bar di Porta Madonna che solitamente frequentava, era supino nel laboratorio, a poca distanza da una delle porte d’ingresso.
L’uomo era vestito. «C’era sangue ovunque» hanno raccontato i primi soccorritori. Le due stanze che l’uomo occupava non sono state trovate a soqquadro e le porte del laboratorio erano chiuse, ma non a chiave. Sul posto sono immediatamente intervenuti il sostituto procuratore di turno, Roberta D’Avolio, il capo di gabinetto della questura Mimmo De Carolis, il capo della mobile Gennaro Capasso, il dirigente delle volanti Alessandro Di Blasio. Il capannone è stato sequestrato.
L’AUTOPSIA. L’esame effettuato dall’anatomopatologo Giuseppe Sciarra, su disposizione della procura, è iniziato intorno alle 15 e si è concluso dopo quasi quattro ore. Insieme a Sciarra anche il tossicologo Rino Froldi, esperto tossicologo dell’università di Macerata a cui è stato affidato il compito di fare degli esami per accertare se la vittima sia stata narcotizzata o drogata. Da Roma sono arrivati anche gli esperti del servizio centrale della polizia scientifica. L’autopsia ha accertato che l’uomo è morto in un arco di tempo compreso tra le 20 e le 22 di lunedì.
Due le coltellate letali: quelle inferte alla gola che hanno colpito la giugulare e l’aorta toracica. La morte è arrivata in pochi istanti. I colpi sono compatibili con una sola arma: un coltello di media lunghezza a lama semplice senza seghettatura. I fendenti hanno colpito la testa, l’addome e il torace e sono stati inferti sia da davanti che di dietro. E poi decine di lividi sul volto e sulle braccia, segno che l’uomo è stato brutalmente picchiato.
LE INDAGINI. Per tutta la giornata di ieri in questura sono stati ascoltati conoscenti, familiari e amici dell’uomo. Più di quaranta le persone ascoltate dai poliziotti per cercare di ricostruire le ultime ore di vita dell’uomo. Davanti agli investigatori anche il romeno che fino a qualche mese fa lavorava con Costantini, dandogli una mano nella fabbricazione delle insegne.
E poi i tanti conoscenti dell’uomo. Si scava nella vita privata dell’uomo, nel suo passato. Sembra che da qualche tempo avesse una relazione con una donna romena. Nel pomeriggio sul posto del delitto sono intervenuti anche gli specialisti della scientifica arrivati da Roma. Nel laboratorio di San Nicolò ha fatto un sopralluogo il procuratore Gabriele Ferretti con il sostituto Roberta D’Avolio.
LE ULTIME TELEFONATE. Il telefono cellulare della vittima è scomparso. All’interno dell’alloggio dell’uomo, infatti, l’apparecchio non è stato trovato. E’ stato portato via dall’assassino o dagli assassini? O l’artigiano lo ha dimenticato in qualche posto? Fondamentale per le indagini la ricostruzione delle ultime telefonate fatte e ricevute dalla vittima. E un altro grosso contributo alle indagini potrebbe arrivare dal computer sequestrato.
Il pc, che l’uomo aveva nel suo alloggio, veniva usato per lavoro, ma forse potrebbero esserci elementi importanti anche per ricostruire alcuni momenti di vita privata dell’ex pugile. Forse qualche incontro, qualche amicizia, qualche conoscenza. E poi si cerca un testimonianza chiave. Qualcuno che potrebbe aver visto qualcosa di sospetto e che potrebbe dare una svolta alle indagini della polizia. Per ora resta un ex pugile ammazzato con venti coltellate sferrate con odio e violenza nella sua piccola azienda.