Radioterapia a metà, il personale lavora di più per garantire le cure
Servono sei mesi per sostituire il vecchio acceleratore con quello nuovo: ne resta solo uno in funzione I dipendenti si sacrificano per evitare disagi a chi è in trattamento e l’abnorme prolungarsi delle attese
TERAMO. Un atto di solidarietà nei confronti del malati di cancro. E’ quello dato dal personale del reparto di radioterapia e dell’unità di fisica sanitaria. Il personale ha accettato di lavorare di più, ritagliando tre ore in più al giorno destinati al trattamento anti-cancro.
E’ l’effetto del fatto che il vecchio acceleratore Siemens e fine dicembre è stato smontato e ieri sono iniziati i lavori preliminari all'installazione del "Truebeam". L'acceleratore lineare Siemens dall'ottobre del 2014 è stato affiancato da un moderno e potente "Trilogy": per il momento resta in funzione solo quest'ultimo.
«Abbiamo recuperato ore preziose da destinare al trattamento dei pazienti oncologici», annuncia Maria Mattucci, direttore sanitario della Asl, «certo, il fatto che non sono attivi due acceleratori si sentirà, ma in qualche maniera siamo riusciti a venire incontro alle esigenze dei pazienti. Un plauso ai dipendenti che hanno dato la loro massima disponibilità in questo frangente, ma anche ai due responsabili: hanno seminato bene e hanno raccolto i frutti».
Sia Carlo D’Ugo, primario di radioterapia che Giovanni Orlandi, primario della fisica sanitaria, hanno riunito il personale per chiedere la loro collaborazione. Ricevendo un assenso pieno. «Il personale ha dato una risposta molto positiva all’aumento dell’attività fuori degli orari canonici», osserva D’Ugo, «voglio ringraziare il personale per la professionalità, la disponibilità e il senso di responsabilità mostrato nei confronti dei pazienti». L’acceleratore lineare superstite sarà in funzione dalle 8 alle 21 e la valutazione dosimetrica sarà effettuata fuori da quest’ orario, in modo da renderlo interamente utilizzabile. In questo modo si prolungherà di tre ore l’attività.
«D’altro canto», aggiunge D’Ugo, «vorrei rimarcare che c'è comunque un collo di imbuto costituito dal fatto che c’è un unico acceleratore. Purtroppo le liste di attesa sono destinate a crescere in questi mesi. Ma i disagi saranno meno dolorosi perchè stiamo investendo sul futuro con un macchinario all'avanguardia».
Con questa riorganizzazione di orario e attività la Asl ha comunque garantito la prosecuzione dei trattamenti a tutti quelli che sono in terapia. C’è poi il problema di coloro che sono in lista di attesa, e sono tanti. Nella migliore delle ipotesi nelle tre ore in più ricavate potrebbero essere trattati altri 10 pazienti, ma potrebbero essere anche meno, dipende dal tipo di trattamento.
Tutto questo durerà sei mesi: la Asl conta per l’estate di vedere in funzione il nuovo acceleratore “Truebeam” costato 3 milioni 300mila euro. D’altronde ci vuole tempo per potenziare il bunker già esistente in cui c'era il Siemens, per adeguarlo alla potenza, molto superiore, del nuovo. Ultimati questi lavori, serviranno un altro paio di mesi per la dosimetria, cioè per calibrare la macchina. E poi, accanto al moderno “Trilogy” il Mazzini potrà contare anche su un macchinario di nuovissima generazione, finora attivo solo in quattro-cinque ospedali in Italia.
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