Ragazza caduta nel fosso una morte senza colpevoli
Atri, il tribunale assolve l’ex sindaco Basilico e i dirigenti dell’ufficio tecnico per l’incidente nel quale perse la vita una 14enne che andava in bicicletta
ATRI. Una tragedia senza responsabili. A sei anni dalla morte di Camilla Rompicapo, la studentessa atriana di 14 anni deceduta nell'agosto del 2006 dopo essere caduta in un fossato mentre era in sella alla sua bicicletta, il giudice ha assolto l’ex sindaco Paolo Basilico e gli allora dirigenti dell’ufficio tecnico Agostino Battistini e Antonio Pavone (difesi dagli avvocati Lino Nisii e Pierluigi Mattucci). Amministratori e tecnici erano accusati, nelle rispettive qualità, di aver omesso la manutenzione della strada e l’apposizione di barriere protettive laterali causando così l’incidente. Per tutti l’accusa era di omicidio colposo.
Per il pm Stefano Giovagnoni quella strada comunale era sprovvista di un'adeguata manutenzione e segnaletica, ma soprattutto era priva di guard-rail. Se ci fosse stata la protezione, questa la tesi della pubblica accusa, la ragazza non sarebbe mai finita nel fossato riportando le lesioni che la portarono alla morte.Proprio per fare chiarezza su questo punto il giudice monocratico del tribunale di Atri Ileana Ramundo ha disposto una perizia con l’intento di fare luce su un eventuale nesso di responsabilità tra l'assenza di guard-rail e la morte della ragazzina. La perizia, affidata al termine di una istruttoria dibattimentale, ha escluso questo collegamento. La sentenza di assoluzione con la formula più ampia, perchè il fatto non sussiste, è stata emessa mercoledì pomeriggio.
L'incidente avvenne alla periferia sud di Atri, in via Paolo Borsellino, una strada laterale alla provinciale 553 in località Cona. La ragazzina era in sella ad una bici: in prossimità di una curva, sulla strada in pendenza, probabilmente (non ci furono testimoni oculari dell'incidente) sbandò, finendo in un dirupo profondo circa un paio di metri e riportando gravissime ferite alla testa.
La 14enne venne portata all'ospedale di Atri e poi in elicottero in quello dell'Aquila. Morì dopo nove giorni di coma e i familiari dettero il consenso per l'espianto degli organi.
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