Rifiuti, Tancredi si difende in procura

Interrogato per due ore afferma il senatore piediellino: i 20mila euro da Di Zio erano un contributo al Pdl

TERAMO. Ha chiesto di essere interrogato e, in due ore di faccia a faccia in procura, si è difeso dall'accusa di corruzione. Quei 20mila euro che il re dei rifiuti, Rodolfo Di Zio, gli diede non erano una tangente ma un contributo elettore che il Pdl ha regolarmente registrato. Paolo Tancredi si è presentato ieri pomeriggio dal pm Stefano Giovagnoni. Lontano da occhi e orecchie indiscreti, il senatore piediellino ha dato la sua versione sui fatti di Rifiutopoli.

E' l'inchiesta-stralcio arrivata nel 2011 da Pescara, che nel 2010 costò gli arresti domiciliari all'ex assessore regionale del Pdl Lanfranco Venturoni e all'imprenditore Di Zio, e che ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio per 12 persone. Nell'ottobre scorso il giudice pescarese Luca De Ninis, ha diviso in due tranche Rifiutopoli. Gli atti sul senatore Tancredi e altri 5 indagati sono stati spediti a Teramo dove il pm Giovagnoni, un mese fa, ha inviato gli avvisi di conclusione delle indagini. Era stata la difesa di Tancredi a chiedere di spostare il processo a Teramo o a Roma. Perché qui sarebbe avvenuto l'incontro in cui il senatore e Di Zio si mettono d'accordo sul pagamento al Pdl di 20mila euro. Il bonifico viene però fatto in una banca romana. Ma come fa un contributo elettorale a diventare mazzetta? I magistrati di Pescara hanno ipotizzato un presunto tentativo di Venturoni, all'epoca presidente Team, di affidare alla Deco di Di Zio, senza gara d'appalto, la costruzione e gestione del bioessiccatore di rifiuti previsto a Teramo. Tancredi, sempre secondo l'accusa, insieme all'altro senatore del Pdl, Fabrizio Di Stefano, avrebbe cercato di pilotare l'aggiudicazione dell'appalto a Di Zio facendosi garante dell'operazione, e di spianare la strada alla realizzazione in Abruzzo anche di un termovalorizzatore nel quale bruciare i rifiuti trattati.

A rischiare il processo a Teramo ci sono anche l'ex amministratore delegato della Team Giovanni Faggiano, ex componente del cda della Team Tec (la società costituita da Team e Di Zio per realizzare il bioessiccatore) e i componenti del collegio sindacale di Team Tec: Sergio Saccomandi (già sentito in procuraa Teramo), Paolo Bellamio e Ottavio Panzone. Tutti e quattro sono accusati di abuso d'ufficio perché la Team Tec dette in appalto senza gara alla Deco la costruzione del bioessiccatore. Il sesto indagato è Luca Franceschini, che deve rispondere di turbata libertà degli incanti. Ma torniamo a Tancredi. La sua difesa non si è spostata di una virgola da quanto afferma da mesi. Il pm gli avrebbe contestato le intercettazioni telefoniche. Tra queste ce ne sarebbe una in cui chiede a Di Zio l'assunzioni di una giovane teramana. «Che non è mai stata assunta, non c'è una sola intercettazione di cui mi debba vergognare», ha detto Tancredi al Centro. «Quei 20mila euro dati da Di Zio al partito sono un contributo elettorale regolare, messo a bilancio dal Pdl di Roma. Quanto al fatto che io avrei fatto da garante per l'appalto a Di Zio, dico che in Abruzzo il termovalorizzatore per ora non si può fare. Nelle intercettazioni non parlo mai di appalti o gare. Quando Del Turco varò la legge quadro sui rifiuti, io ero all'opposizione e sono a verbale i miei interventi contro il limite minimo del 40 per cento di raccolta differenziata che sarebbe stato necessario per poter incenerire i rifiuti. Nel programma di Chiodi, scritto anche da me, si dice che si cambierà la legge e si abbasserà il limite. Poi la legge non è stata cambiata, ma io resto convinto che quella della termovalorizzazione sia la strada giusta». Infine i rapporti Pdl-Di Zio: «Ha dato sempre contributi a tutti i partiti», ribatte Tancredi, «peraltro è il monopolista dei rifiuti in Abruzzo da prima che io e Chiodi facessimo politica». Ora il pm dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio. E se lo farà, dovrà anche chiedere al gip l'autorizzazione a procedere per l'uso delle intercettazioni che il giudice dovrà inoltrare al Senato. I tempi si annunciano lunghi.

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