Rom a casa dopo le notti di violenza
Parlano le prime famiglie di Alba rientrate negli appartamenti presi d’assalto.
ALBA ADRIATICA. Dopo la guerriglia di mercoledì e giovedì scorsi era diventato un deserto, c’erano solo polizia e carabinieri. Adesso il quartiere dei rom di Alba torna a ripopolarsi.
‹‹Noi non andremo via dalle nostre case››. Così sentenzia la famiglia Guarnieri, che è tornata nella sua abitazione di via Battisti. ‹‹Siamo nati e cresciuti ad Alba. Siamo cittadini italiani e albensi a tutti gli effetti, non vogliamo abbandonare questo posto e poi non sapremmo dove andare››. I Guarnieri lanciano anche un appello di riconciliazione: «Vogliamo la pace e la tranquillità. Siamo pronti a lavorare, se voi ce ne date la possibilità». La loro casa è stata il primo obiettivo della guerriglia urbana scoppiata come risposta all’omicidio di Emanuele Fadani. ‹‹Noi non sappiamo», dicono, «perché è stato ammazzato e perché in quel modo. Noi siamo brava gente, non abbiamo colpe in questa storia. Siamo addolorati per la morte di questo ragazzo. Possiamo comprendere cosa sta passando la madre». Parla così mamma Guarnieri, tenendo in braccio il figlio piccolo.
Quanto alla reazione dei cittadini albensi papà Guarnieri dice che la comprende, ma che certe reazioni non devono ritorcersi contro coloro che non hanno colpe, e racconta: ‹‹Quando dalle finestre abbiamo visto i primi sassi per fortuna abbiamo avuto la prontezza di scappare, altrimenti il nostro bambino piccolo sarebbe stato colpito››. La madre mostra le sedie scalfite e le mattonelle della cucina rotte dai sassi. Indica le finestre che non ci sono più, sostituite con dei ritagli di cartone.
Ma la comunità rom albense si sente integrata nella società? ‹‹Dal punto di vista lavorativo», dicono i Guarnieri, «assolutamente no, perché non ci danno il lavoro. Noi siamo pronti ad alzarci la mattina per guadagnarci la giornata. Ma non ci vengono date le possibilità››.
Alessandro, un ragazzo della famiglia, racconta che gioca nella squadra di calcio dell’Alba e che tanti ragazzi albensi non rom sono stati ospiti della sua famiglia. ‹‹Hanno mangiato insieme a noi››, dice.
‹‹Noi non andremo via dalle nostre case››. Così sentenzia la famiglia Guarnieri, che è tornata nella sua abitazione di via Battisti. ‹‹Siamo nati e cresciuti ad Alba. Siamo cittadini italiani e albensi a tutti gli effetti, non vogliamo abbandonare questo posto e poi non sapremmo dove andare››. I Guarnieri lanciano anche un appello di riconciliazione: «Vogliamo la pace e la tranquillità. Siamo pronti a lavorare, se voi ce ne date la possibilità». La loro casa è stata il primo obiettivo della guerriglia urbana scoppiata come risposta all’omicidio di Emanuele Fadani. ‹‹Noi non sappiamo», dicono, «perché è stato ammazzato e perché in quel modo. Noi siamo brava gente, non abbiamo colpe in questa storia. Siamo addolorati per la morte di questo ragazzo. Possiamo comprendere cosa sta passando la madre». Parla così mamma Guarnieri, tenendo in braccio il figlio piccolo.
Quanto alla reazione dei cittadini albensi papà Guarnieri dice che la comprende, ma che certe reazioni non devono ritorcersi contro coloro che non hanno colpe, e racconta: ‹‹Quando dalle finestre abbiamo visto i primi sassi per fortuna abbiamo avuto la prontezza di scappare, altrimenti il nostro bambino piccolo sarebbe stato colpito››. La madre mostra le sedie scalfite e le mattonelle della cucina rotte dai sassi. Indica le finestre che non ci sono più, sostituite con dei ritagli di cartone.
Ma la comunità rom albense si sente integrata nella società? ‹‹Dal punto di vista lavorativo», dicono i Guarnieri, «assolutamente no, perché non ci danno il lavoro. Noi siamo pronti ad alzarci la mattina per guadagnarci la giornata. Ma non ci vengono date le possibilità››.
Alessandro, un ragazzo della famiglia, racconta che gioca nella squadra di calcio dell’Alba e che tanti ragazzi albensi non rom sono stati ospiti della sua famiglia. ‹‹Hanno mangiato insieme a noi››, dice.