dopo la sentenza
Scontri di Roma, il teramano Rosci torna in carcere
Prelevato nella sua abitazione dopo la condanna definitiva. Il suo avvocato: «E’ una sentenza assurda e ingiusta»
TERAMO. Il giorno dopo il pronunciamento della Cassazione che ha confermato i sei anni di condanna per gli scontri di Roma, Davide Rosci è tornato in carcere. Ieri pomeriggio il leader di Azione Antifascista è stato arrestato e portato a Castrogno. Dovrà scontare complesssivamente 5 anni e 2 mesi: non solo per i fatti di Roma (per cui già è stato in detenzione preventiva), ma anche per un cumulo di altre pene diventate esecutive. Rosci era stato rimesso in libertà lo scorso 21 maggio, grazie agli effetti del decreto svuota-carceri. Era agli arresti domiciliari dal febbraio del 2014, ottenuti dopo un periodo di detenzione carceraria costellato di polemiche, scioperi della fame e anche un corteo nazionale di antagonisti organizzato e tenutosi a Teramo.
Rosci era stato arrestato e rinchiuso dapprima nel carcere di Teramo, poi in quello di Rieti e infine a Viterbo. Così dichiara il suo avvocato Filippo Torretta: «L’arresto di oggi è il frutto avvelenato di una sentenza che noi rispettiamo ma che è assurda e ingiusta e a nostro giudizio priva di fondamento giuridico. Oltre ad essere la pena, in ogni caso, clamorosamente sproporzionata rispetto ai fatti materiali addebitati a Rosci. Davide per noi resterà sempre innocente». Ieri pomeriggio, quando carabinieri e poliziotti si sono recati nella sua abitazione per notificargli il provvedimento, molti suoi amici si sono ritrovati davanti all’alloggio di Rosci. Venerdì sera i giudici della Suprema Corte hanno confermato le condanne d'Appello per i teramani Rosci, Cristian Quatraccioni e Mauro Gentile. Annullata con rinvio, ma solo per quanto riguarda il reato di devastazione, la condanna a Marco Moscardelli: per lui dovranno nuovamente pronunciarsi i giudici di secondo grado. A febbraio dell'anno scorso la Corte d'appello di Roma ha ridotto le condanne per tutti tranne che per Rosci a cui vennero confermati i sei anni senza il riconoscimento delle attenuanti generiche.
Il riconoscimento delle attenuanti generiche aveva invece permesso a Cristian Quatraccioni, 33 anni, di Mosciano, di vedersi abbassata la pena a quattro anni e otto mesi. Una riduzione leggermente minore era stata ottenuta da Marco Moscardelli, 33 anni, di Mosciano, con cinque anni. Con loro anche Mauro Gentile, condannato in Appello a 5 anni e attualmente a processo con l'accusa di tentato omicidio del carabiniere che quel giorno era nel blindato dato alle fiamme.(d.p.)
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