Scontri di Roma, la Cassazione conferma i sei anni a Rosci
Stessa decisione anche per altri tre imputati teramani condannati per devastazione e saccheggio Rinviata in Appello la sentenza per Moscardelli, tutti hanno già scontato metà della pena
TERAMO. Barricate e blindati in fiamme, lo scontro che diventa una bolgia infernale: l’esecutività di una sentenza riporta indietro l’orologio del tempo.
A quattro anni dagli scontri di piazza San Giovanni nella giornata dell’Indignazione il sigillo della Cassazione chiude, almeno dal punto di vista processuale, il caso.
I giudici della Suprema Corte ieri sera hanno confermato le condanne d’Appello per i teramani Davide Rosci, Cristian Quatraccioni e Mauro Gentile. Annullata con rinvio, ma solo per quanto riguarda il reato di devastazione, la condanna a Marco Moscardelli: per lui dovranno nuovamente pronunciarsi i giudici di secondo grado.
A febbraio dell’anno scorso la Corte d’appello di Roma ha ridotto le condanne per tutti tranne che per Rosci, leader del gruppo di Azione Antifascita, a cui da qualche giorno sono stati revocati gli arresti domiciliari dopo un lungo periodo di detenzione. A Rosci la condanna di primo grado a sei anni era stata confermata perché non gli erano state riconosciute le attenuanti generiche.
Il riconoscimento delle attenuanti generiche aveva invece permesso a Cristian Quatraccioni, 33 anni, di Mosciano, di vedersi abbassata la pena a quattro anni e otto mesi. Una riduzione leggermente minore era stata ottenuta da Marco Moscardelli, 33 anni, di Mosciano, con cinque anni. Con loro anche Mauro Gentile, condannato in Appello a 5 anni e attualmente processo con l’accusa di tentato omicidio del carabiniere che quel giorno era nel blindato dato alle fiamme. Il collegio difensivo era composto dagli avvocati Filippo Torretta, Nello Di Sabatino eFrancesco Romeo. Gli imputati quel 15 ottobre del 2011 erano stati filmati mentre partecipavano all’assalto a un blindato dei carabinieri che, bloccato dalla frangia più aggressiva dei manifestanti, era stato prima danneggiato a colpi di pietre, bastoni e altri oggetti contundenti e poi dato alle fiamme. Il militare che lo guidava era riuscito a scappare prima che il mezzo bruciasse, restando ferito. I giovani teramani avevano i volti travisati da cappucci e fazzoletti, ma alcuni di loro erano risultati riconoscibili in viso e comunque l’accusa li aveva identificati anche attraverso i vestiti che indossavano. I difensori dei cinque hanno sempre sostenuto che le posizioni erano diversificate, cioé che le immagini dimostravano un diverso grado di coinvolgimento di ciascuno degli imputati negli scontri, ma soprattutto hanno sempre contestato l’imputazione di devastazione e saccheggio.Ai domiciliari resta Moscardelli per cui i legali Torretta e Romeo nei prossimi giorni presenteranno una nuova istanza ai giudici di Appello. I quattro hanno già scontato con la detenzione preventiva più della metà della pena e quindi dopo mla condanna definitiva, molto probabilmente, i legali chiederanno misure alternative. (d.p.)
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