Sfratti di via Longo, Comune sott’accusa
I sindacati protestano: nessuno conosce i dettagli dell’operazione e sono troppo pochi 20 alloggi a canone sociale
TERAMO. La profonda crisi economica acuisce la carenza di alloggi popolari. In una conferenza stampa congiunta Sicet, Sunia e Uniat lanciano un forte appello al rilancio dell’edilizia sociale. Un appello rivolto alla regione, ma anche all’Ater, a cui a febbraio è stata chiesta l’apertura di una serie di tavoli per cercare di alleviare l’emergenza abitativa.
Ma la conferenza stampa è stata anche l’occasione per chiedere maggiori certezze sul progetto di housing sociale in corso di realizzazione in via Longo. Le famiglie hanno ricevuto l’avviso che devono lasciare gli appartamenti: a luglio dell’anno prossimo saranno abbattuti e ricostruiti. «Ma il progetto non lo conosciamo», esordisce Antonio Di Berardo del Sicet, «abbiamo chiesto un incontro per capire tempi e modalità di quel che accadrà, ma senza esito. Richiederemo di nuovo un incontro, altrimenti siamo pronti alla protesta e anche ad arrivare ai ricorsi al Tar. Lì dove vengono impiegati soldi pubblici non si possono prendere iniziative senza sentire i sindacati. Bisogna individuare i redditi delle 96 famiglie interessate, accertare se hanno i requisiti per accedere al canone concordato. Secondo noi lì il 70% non supera i 10mila euro di reddito annuo, per cui si deve applicare il canone sociale (notevolmente più basso, ndr). Ma loro contano di realizzare solo 20-25 alloggi a canone sociale, gli altri saranno tutti a canone concordato. Proponiamo dunque se la percentuale è reale di invertire le proporzioni».
Non solo: Ernino D’Agostino del Sunia chiede anche lumi sulle assegnazioni agli inquilini di via Longo delle cosiddette case parcheggio, cioè gli alloggi a cui si accede tramite le graduatorie per le assegnazioni temporanee. «Se questi alloggi, destinati ad emergenze limitate nel tempo saranno destinate in via definitiva agli “sfrattati” di via Longo si va a ledere il diritto degli altri. Purtroppo non sappiamo qual è la situazione. Ma è certo che su questi aspetti vogliamo negoziare, non solo essere informati». D’Agostino si sofferma anche sul fatto che «la sofferenza sociale è crescente» e che «l’incidenza dei costi dell’abitare, soprattutto affitto e utenze, assorbono oltre il 40% dei redditi delle famiglie e per alcuni è un peso insostenibilie». Da qui la richiesta alla regione « di rimodulare i fondi Fas, privilegiando la realizzazione di nuovi alloggi, soprattutto a canone sociale, in modo da aiutare le fasce più deboli».
«Stiamo appoggiando anche», aggiunge Emidio Angelini, «la piattaforma delle categorie dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil per la rimodulazione dell’Imu da parte dei Comuni, in modo da introdurre agevolazioni per gli affitti a canone concordato. Finora ci hanno risposto i Comuni di Mosciano e Castellalto. E’ necessario anche sottoscrivere nuovi accordi territoriali con le organizzazioni rappresentative della proprietà immobiliare, a cui abbiamo chiesto un incontro». (a.f.)
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