Si uccide dopo il video sui social
Un 19enne di Roseto lo annuncia su Facebook un’ora prima di lanciarsi dal ponte del Salinello
ROSETO. Il rigore della lucidità a prendere le distanze da tutto, anche dalla paura. Ora che i macigni sono diventati macerie Berardo annuncia sui social che sta per uccidersi in un video registrato venerdì e postato ieri un’ora prima di un tragico volo con la scritta «non guardatelo, non commentatelo». Qualcuno, intorno alle 13, lo vedrà arrampicarsi su una delle reti del viadotto del Salinello dell’A14 dopo aver parcheggiato la sua macchina, e cercherà inutilmente di fermarlo. Si chiamava Berardo Rampa, un mese fa aveva compiuto 19 anni, era di Roseto, si era diplomato geometra, gli sarebbe piaciuto diventare un rapper, aveva tanti amici e una famiglia che lo adorava. «Nessuno poteva immaginare» racconteranno in tanti a fine giornata, quando quei 26 minuti saranno stati rimossi da tutti i social diventati gli ultimi confidenti di un ragazzo.
«LA VITA FA SCHIFO». La cronaca inizia da qui, da quel video entrato negli atti giudiziari di un’inchiesta già chiusa per suicidio. Con le parole a raccontare l’epilogo di un gesto estremo. Quelle di Berardo che venerdì 15 novembre si mette davanti al suo smartphone e per quasi mezz’ora spalanca un incubo dentro l’incubo. Dall’inizio alla fine. «Vi spiego perché mi suicidio, lo farò lunedì, perché la vita fa schifo a tutti. Ho sempre voluto morire, da quando avevo 13 anni. Ho pensato a buttarmi dal tetto di casa, ma ho pensato che se fossi sopravvissuto sarebbe stato peggio. Spero di riuscirsi, ho calcolato tutto». A cominciare da quei 130 metri di altezza del viadotto Salinello, più volte scenario di gesti estremi, che lui cita nel video. «Avrei potuto avere una vita normale, un lavoro, guadagnare, sposarmi, fare figli, ma non lo voglio fare perché per me non è così importante», continua, «mi piace credere che nel dopo ci sia qualcosa, quando morirò avrò delle risposte».
«VOLEVO FARE IL RAPPER». In quei 26 minuti da incubo racconta «avrei potuto comprare una pistola e sparami, ma avendo una pistola avrei potuto uccidere qualcuno. A 19 anni non mi interessa vivere perché la realtà fa schifo a tutti». Ma aggiunge: «Ascolto la musica rap e mi piace anche scrivere dei testi. Qualcosa ho fatto, ho provato a scrivere qualcosa, mi sarebbe piaciuto diventare un rapper ma se lo facessi sarei falso con me stesso perché io voglio morire. Spero che la morte abbia più senso della vita, perché nella vita niente è reale. Siamo sette miliardi di persone su un piccolo pianeta e prima o poi la razza umana si estinguerà, stiamo già assistendo a dei mutamenti climatici che avranno delle ripercussioni sulla vita». L’ultima parte del video la riserva ad una sorta di testamento orale. «Non voglio un funerale», dice, «mi dispiace per i miei genitori, per la mia famiglia, ma è questo quello che voglio. Non vi dovete preoccupare per me. Non sono fuori di testa, ma non voglio più vivere».
I VIDEO RIMOSSI. Quando nel primo pomeriggio la tragedia ha preso forma negli atti di un’inchiesta giudiziaria il video circola ancora sui social: da Facebook a Youtube. Sarà il pm di turno Laura Colica a chiedere alla polizia di attivare tutte le strade per farli rimuovere dai vari canali social su cui sono stati pubblicati. Nell’inchiesta giudiziaria entreranno le testimonianze di quegli automobilisti che invano hanno cercato di bloccare il gesto di Berardo, degli agenti della pattuglia della stradale arrivate in pochissimi minuti sul viadotto e del medico a cui sarà affidata la ricognizione cadaverica. La cronaca si ferma qui. Tutto il resto è il dolore straziato di una famiglia.
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