Silvi, lettera anonima incastra usuraio
Uomo condannato a due anni e sei mesi grazie a una denuncia senza firme
SILVI. Soldi prestati e tassi che l'accusa ha ritenuto usurari: per questo Nicola Scarizza, un 50enne originario di Chieti ma residente a Silvi, è stato condannato a due anni e sei mesi dal tribunale di Teramo. Il pm ne aveva chiesti sei. L'indagine della pubblica accusa nasce da una denuncia anonima arrivata ai carabinieri del Chietino.
Nel corso delle indagini i carabinieri sono risaliti ad un imprenditore di Silvi che ha raccontato di aver avuto tre prestiti dall'uomo: uno da 20 mila e due da 8.500 ciascuno.
Il primo da restituire entro due mesi successivi con l'aggiunta di 2mila euro.
L'imprenditore di Silvi ai carabinieri ha detto di essersi rivolto a lui perchè si è trovato in un momento di grave difficoltà economiche, ma allo stesso tempo ha aggiunto di aver trovato molta disponibilità da parte dell'altro.
Per questo l'imprenditore non ha presentato denuncia nè si è costituito parte civile nel processo.
Secondo l'accusa, nel coprso di una perquisizione nell'abitazione di Scarizza, sarebbero stati trovati degli assegni riconducibili a quelli versati dall'imprenditore sul conto corrente dell'uomo.
Ma su quest'aspetto la difesa dell'imputato (rappresentato dall'avvocato Antonino Orsatti) ha sostenuto il contrario, producendo documentazione diversa. La pubblica accusa, nel corso della sua requisitoria, ha sottolineato più volte la difficoltà dell'indagine visto che molte persone ascoltate dai carabinieri hanno raccontato di non aver avuto nulla a che fare con l'uomo.
Quest'ultimo, nel momento in cui è stato ascoltato dai militari, ha ammesso di far fatto due presititi all'imprenditore, sostenendo però di non aver mai chiesto il pagamento di interessi. La difesa dell'imputato ha annunciato l'intenzione di far ricorso in Appello non appena saranno pubblicate le motivazioni della sentenza emesse dal tribunale in composizione collegiale (presidente Giovanni Spinosa). (d.p.)
Nel corso delle indagini i carabinieri sono risaliti ad un imprenditore di Silvi che ha raccontato di aver avuto tre prestiti dall'uomo: uno da 20 mila e due da 8.500 ciascuno.
Il primo da restituire entro due mesi successivi con l'aggiunta di 2mila euro.
L'imprenditore di Silvi ai carabinieri ha detto di essersi rivolto a lui perchè si è trovato in un momento di grave difficoltà economiche, ma allo stesso tempo ha aggiunto di aver trovato molta disponibilità da parte dell'altro.
Per questo l'imprenditore non ha presentato denuncia nè si è costituito parte civile nel processo.
Secondo l'accusa, nel coprso di una perquisizione nell'abitazione di Scarizza, sarebbero stati trovati degli assegni riconducibili a quelli versati dall'imprenditore sul conto corrente dell'uomo.
Ma su quest'aspetto la difesa dell'imputato (rappresentato dall'avvocato Antonino Orsatti) ha sostenuto il contrario, producendo documentazione diversa. La pubblica accusa, nel corso della sua requisitoria, ha sottolineato più volte la difficoltà dell'indagine visto che molte persone ascoltate dai carabinieri hanno raccontato di non aver avuto nulla a che fare con l'uomo.
Quest'ultimo, nel momento in cui è stato ascoltato dai militari, ha ammesso di far fatto due presititi all'imprenditore, sostenendo però di non aver mai chiesto il pagamento di interessi. La difesa dell'imputato ha annunciato l'intenzione di far ricorso in Appello non appena saranno pubblicate le motivazioni della sentenza emesse dal tribunale in composizione collegiale (presidente Giovanni Spinosa). (d.p.)
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