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Studenti, finto delitto come protesta

Chiude lo sportello per il lavoro, i ragazzi manifestano in modo singolare

TERAMO. Una scena del delitto degna della serie tv "Csi", con tanto di prove segnate a terra e finto cadavere perimetrato (vedi la foto Adriani). E' stata questa l'originale forma di protesta messa in scena ieri mattina dagli utenti e dagli operatori dell'ufficio orientamento in uscita dell'Università di Teramo. Una scena del crimine simbolica per scongiurare la morte di un servizio.

Quello relativo all'attivazione dei tirocini e dell'inserimento lavorativo dei laureati, ritenuto indispensabile da tanti studenti.  Sono stati proprio loro a mobilitarsi nei giorni scorsi con una raccolta firme on-line e attraverso la creazione di un gruppo Facebook "Quelli che rivogliono lo sportello Orientamento in uscita e Fixo Uni Teramo".  Ieri in tanti, per tutta la mattinata, hanno sfilato avanti e indietro davanti alla sede dello sportello (al piano terra della sede del rettorato di viale Crucioli) per ribadire la loro preoccupazione e fare pressione sul rettore Rita Tranquilli Leali affinchè mantenga in vita il servizio. 

I ragazzi hanno anche chiesto un incontro con il rettore che dovrebbe avere luogo la prossima settimana. La normale attività dello sportello è attualmente in bilico per la scadenza dei contratti co.co.co. delle due lavoratrici che lo gestiscono.  Il servizio - attivo dal 2007 - si occupa di mettere in contatto i laureati con il mondo delle imprese e del lavoro: nell'ultimo anno sono stati oltre 170 i tirocini attivati e circa 700 i ragazzi in contatto con lo sportello.  Il progetto viene finanziato sia attraverso il fondo ordinario destinato a tutti gli atenei sia con i soldi che il Ministero stanzia ad hoc per il progetto Fixo. 

Appena saputo del pericolo di chiusura la mobilitazione di studenti e laureati non si è fatta attendere: sta ancora circolando su internet l'appello per la raccolta delle firme e in tanti continuano ad iscriversi al gruppo Facebook di sostegno che ha superato il centinaio di aderenti.  «Chiudere questo ufficio vuol dire far sì che non si porti a termine un percorso», ha scritto una studentessa sul social network, «questa è la palese dimostrazione di quanto poco conti un laureto in Italia».

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