Tagli agli stipendi della Provincia di Teramo: "Così non riuscirò ad arrivare a fine mese"

Le reazioni dei dipendenti al taglio in busta paga: c’è chi ancora non ci crede, chi non sa come pagare il mutuo e le bollette

TERAMO. In un momento storico in cui i posti di lavoro si sciolgono come neve al sole, i dipendenti pubblici vestono gli scomodi panni dei privilegiati.

Ma che non sempre abbiano il crisma dell’intangibilità lo dimostra la decisione della Provincia di Teramo, che di fronte a una situazione finanziaria disastrosa ha deciso di dare un taglio agli stipendi, a partire da quello di gennaio. L’annuncio è dello stesso presidente Renzo Di Sabatino, il quale precisa che si tratta di una sospensione. I dirigenti dell’ente stanno scrivendo un atto di indirizzo che contiene questa misura, oltre a un avviso di mobilità per chi vuole andare al settore lavoro (che può alimentarsi con fondi europei), o passare a un contratto part time o infine può ambire a un prepensionamento. Tutto questo per ridurre la spesa per il personale, che deve essere la metà dell’anno scorso.

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Il giorno dopo l’annuncio, c’è ancora in Provincia chi non ci crede. C’è però chi ha iniziato a farsi due conti. E a temere per il futuro. Elena (il nome è di fantasia) racconta la sua situazione.

«Quando ho letto l’articolo ho fatto due conti», esordisce, «Io sono un B1 e il mio stipendio base è di 1.074 euro, più gli assegni familiari perchè ho un figlio e gli 80 euro di Renzi: a malapena arrivo a 1.200 euro. In questa mia condizione persino i buoni pasto sono indispensabili per fare la spesa. Stamattina ho preso coscienza del fatto che con un mutuo da 380 euro più le bollette, a fine mese non ci arrivo. Ho cominciato a pensare dove poter risparmiare, ma non ho tanti margini di manovra». Elena ha un marito cassintegrato, che l’indennità può non percepirla per mesi.

«Mi rendo conto di essere privilegiata rispetto a chi ha perso posto di lavoro», aggiunge, «ma due anni fa ho fatto un mutuo per acquistare la casa, quando ho pensato di creare una famiglia. Se non avessi avuto il lavoro non l'avrei fatto. Con un bambino si spende parecchio: ad esempio alla scuola per l’infanzia bisogna comprare i buoni pasto. Ma anche contribuire all’acquisto di carta igienica, detersivo per le mani, fazzolettini e disinfettante per i bagni. Il bambino cresce e gli devo comprare le scarpe, rinuncio io per comprargliele, ma non basta. Vivo nella società, so che c'è gente che sta messa peggio di me, ma si deve sapere che non navighiamo nell’oro, anzi».

La dipendente della Provincia conclude con una proposta interessante, alla luce del fatto che finora gli stipendi dei 7 dirigenti sono rimasti gli stessi: «Potrebbero fare un’azione di solidarietà: un gesto spontaneo di compartecipazione alla situazione disastrosa che viviamo farebbe loro onore».

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