Tagli ai reparti, il Tar dice sì
Respinto il ricorso di Pineto e delle opposizioni di Atri e Silvi
ATRI. Il Tar dice no al ricorso del Comune di Pineto e delle forze d'opposizione di Atri e Silvi contro la chiusura dell'unità di terapia intensiva coronarica (Utic) e del reparto di psichiatria dell'ospedale San Liberatore. L'Asl di Teramo, quindi, potrà procedere ai tagli previsti.
Nel piano del manager Giustino Varrassi c'è il declassamento del reparto di psichiatria, che passa da unità operativa complessa con 10 posti-letto di degenza a semplice servizio senza la possibilità di ricoverare pazienti. Stesso discorso per l'Utic, che perde la degenza e diventa un semplice servizio di cardiologia, benché si tratti d'un reparto moderno e ben attrezzato, inaugurato nel 2003 con un grosso investimento da parte della Asl.
Fortemente deluso per il no del Tar è il sindaco di Pineto, Luciano Monticelli, il quale, però, non si dà per vinto e preannuncia un immediato, ulteriore ricorso, stavolta al Consiglio di Stato, contro la chiusura dell'Utic e il declassamento di psichiatria. «È andata male, ma nulla è perduto», commenta il primo cittadino pinetese, «daremo subito incarico ai nostri avvocati di preparare e presentare l'appello al Consiglio di Stato. In tutta questa triste vicenda», si sfoga Monticelli, «la cosa che più colpisce ed inquieta è che il sindaco, l'amministrazione e la maggioranza consiliare di Atri non abbiano mosso un dito per salvare i reparti del San Liberatore, un ospedale letteramente svenduto non si sa bene in cambio di cosa. E neppure gli altri sindaci dei centri del circondario hanno sinora eccepito alcunché rispetto al progressivo depotenziamento dell'ospedale, accettato passivamente da amministratori e politici del centrodestra».
In merito al respingimento del ricorso da parte del Tar dell'Aquila, il legale che s'è occupato dell'istanza, l'avvocato Simone Dal Pozzo, noto per aver vinto ricorsi analoghi contro la chiusura degli ospedali di Casoli e Guardiagrele, si dice perplesso di fronte alla decisione dei giudici amministrativi. «Si trattava di una seconda richiesta di sospensiva degli atti di programmazione provvisoria della Asl per l'ospedale di Atri», spiega il legale, «e l'ordinanza emessa dal Tar è alquanto discutibile, perché in precedenza il tribunale aveva accolto una prima richiesta di sospensiva per la chiusura dell'Utic. Non si tiene conto del fatto che tagliare quei due reparti causerà grandi disagi ai pazienti che dovranno essere dimessi e che non sanno dove trovare assistenza».
Nel piano del manager Giustino Varrassi c'è il declassamento del reparto di psichiatria, che passa da unità operativa complessa con 10 posti-letto di degenza a semplice servizio senza la possibilità di ricoverare pazienti. Stesso discorso per l'Utic, che perde la degenza e diventa un semplice servizio di cardiologia, benché si tratti d'un reparto moderno e ben attrezzato, inaugurato nel 2003 con un grosso investimento da parte della Asl.
Fortemente deluso per il no del Tar è il sindaco di Pineto, Luciano Monticelli, il quale, però, non si dà per vinto e preannuncia un immediato, ulteriore ricorso, stavolta al Consiglio di Stato, contro la chiusura dell'Utic e il declassamento di psichiatria. «È andata male, ma nulla è perduto», commenta il primo cittadino pinetese, «daremo subito incarico ai nostri avvocati di preparare e presentare l'appello al Consiglio di Stato. In tutta questa triste vicenda», si sfoga Monticelli, «la cosa che più colpisce ed inquieta è che il sindaco, l'amministrazione e la maggioranza consiliare di Atri non abbiano mosso un dito per salvare i reparti del San Liberatore, un ospedale letteramente svenduto non si sa bene in cambio di cosa. E neppure gli altri sindaci dei centri del circondario hanno sinora eccepito alcunché rispetto al progressivo depotenziamento dell'ospedale, accettato passivamente da amministratori e politici del centrodestra».
In merito al respingimento del ricorso da parte del Tar dell'Aquila, il legale che s'è occupato dell'istanza, l'avvocato Simone Dal Pozzo, noto per aver vinto ricorsi analoghi contro la chiusura degli ospedali di Casoli e Guardiagrele, si dice perplesso di fronte alla decisione dei giudici amministrativi. «Si trattava di una seconda richiesta di sospensiva degli atti di programmazione provvisoria della Asl per l'ospedale di Atri», spiega il legale, «e l'ordinanza emessa dal Tar è alquanto discutibile, perché in precedenza il tribunale aveva accolto una prima richiesta di sospensiva per la chiusura dell'Utic. Non si tiene conto del fatto che tagliare quei due reparti causerà grandi disagi ai pazienti che dovranno essere dimessi e che non sanno dove trovare assistenza».
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